Volley - 28 novembre 2025, 08:16

VIDEO. “Io posso”, l’allenatrice Alessandra Campedelli a Casa Uyba per raccontare la sua esperienza in Iran e Pakistan

L’autrice ha dialogato con Jennifer Boldini e Alessia Gennari, atlete biancorosse appassionate di lettura che hanno dato il via a “Libri al volo”. Con loro anche la schiacciatrice egiziana Mariam Metwally

Com’è per una donna andare ad allenare la nazionale di pallavolo femminile di Paesi molto diversi dal nostro come l’Iran e il Pakistan? Quali sono le differenze, come si affrontano situazioni che in Italia non rappresentano alcun problema, ma che invece altrove sono fonte di grandi difficoltà e che cosa rappresenta lo sport in certi contesti? Tutto questo lo racconta Alessandra Campedelli nel suo libro “Io posso - Un’allenatrice di pallavolo in Iran e in Pakistan”.

L’opera è stata presentata ieri sera, 27 novembre, a Casa Uyba, nell’e-work Arena di Busto Arsizio, nell’ambito dello “sponsor meeting” che Uyba Volley organizza mensilmente. A interloquire con l’allenatrice - scrittrice sono state due giocatrici della squadra bustocca, Jennifer Boldini e Alessia Gennari, che da alcuni anni hanno avviato un progetto dedicato alla lettura, “Libri al volo”, nato grazie all’amicizia che le lega e alla passione extrasportiva che hanno in comune, quella appunto per i libri.

La Campedelli (che è stata, tra le altre cose, anche allenatrice della nazionale di pallavolo femminile sorde) ha raccontato le sue esperienze nei due Paesi asiatici, delle profonde diversità sia tra loro sia rispetto all’Italia. Le due esperienze sono iniziate in maniera molto dissimile. «In Iran quando sono atterrata – ha raccontato - c’erano tante donne che mi aspettavano con i fiori, pensavano che avrei potuto cambiare le loro sorti. In Pakistan invece non ho trovato nessuno all’aeroporto perché si erano dimenticati di venirmi a prendere».

Da un lato il controllo totale della vita, con la Polizia morale sempre presente, dall’altro esattamente l’opposto. «In Iran – ha dichiarato l’allenatrice - ho provato la più grande solitudine della mia vita. Quasi nessuna parlava inglese, il linguaggio non verbale era motivo di fraintendimenti, le scritte erano solo in arabo, avevo le sbarre alle finestre».

Dal Paese del Golfo persico racconta di essere «scappata perché eticamente non ce la facevo più», ma di aver poi accettato la sfida successiva, quella di creare una nazionale in Pakistan.

L’autrice ha raccontato di come lo sport possa essere un mezzo per abbattere le barriere della comunicazione, ma anche di quelle legate alla cultura e al genere e di come possa essere un’opportunità e un mezzo di emancipazione.

La presentazione del libro è stata altresì l’occasione per ascoltare la testimonianza di Mariam Metwally, schiacciatrice egiziana in forza alla squadra bustocca, prima atleta di A1 a giocare con il velo. «Non sento tanta differenza tra l’Italia e l’Egitto» sono state le parole della giocatrice che ha sottolineato, tra i tanti aspetti toccati, come nel suo caso indossare l’hijab sia stata una libera scelta.

Al termine dell’incontro, introdotto dal direttore marketing di Uyba Volley, Antonio Lodi, hanno preso la parola anche il presidente di Uyba Volley Andrea Saini e Giuseppe Pirola da cui ha preso il timone. «Vado avanti nello sport anche per queste serate» ha affermato quest’ultimo, «noi siamo una squadra che gioca col cuore che è internazionale» ha sottolineato il primo.

Mariagiulia Porrello

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