Sociale - 29 settembre 2025, 08:30

VIDEO. Provvidenza: una grande famiglia: «Cerchiamo sempre nuove figure, per crescere insieme»

Viaggio nei percorsi professionali della realtà di Busto Arsizio che oggi conta oltre 400 tra dipendenti e collaboratori. L’analisi del direttore delle risorse umane Bracchi, il messaggio del presidente Chierichetti e le testimonianze di una dipendente storica e di una new entry. Ecco come presentare la propria candidatura

VIDEO. Provvidenza: una grande famiglia: «Cerchiamo sempre nuove figure, per crescere insieme»

È una grande azienda, la Provvidenza a Busto Arsizio, ma anche e soprattutto una grande famiglia: «Ci importano le competenze tecniche e quelle relazionali», assicura il direttore delle risorse umane Matteo Bracchi.

Una famiglia che per dare risposte al territorio è sempre in cerca di figure in grado di mantenere la qualità da ogni punto di vista. In cambio chi arriva, sa di poter contare su un ambiente attento e sereno, e anche con un contratto che ben presto diventerà a tempo indeterminato: oggi ce l’ha il 70% del personale e spesso si abbreviano i tempi di prova per garantirlo.

Lavorare seriamente e serenamente

Attualmente oltre 400 persone tra dipendenti (sono 385 solo questi) e collaboratori lavorano per quella che è ormai una realtà multiservizi. Con tante opportunità e una delle più rilevanti è quella «di lavorare con più figure professionali – sottolinea Bracchi – qui offriamo un percorso di crescita insieme. Si possono cambiare i reparti, noi possiamo ricollocare il personale e sempre farlo lavorare seriamente e serenamente».

Che cosa distingue dunque Provvidenza da altre realtà? «La stabilità che si offre – elenca il direttore – la serenità viene anche dagli stipendi regolari e dall’attenzione alla persona che non è rivolta solo all’ospite e alla famiglia, bensì anche al lavoratore». È la stessa Provvidenza che vive il mantra della crescita, perché questo non viene vissuto come un traguardo, come un punto in cui fermarsi. Al contrario si alza sempre l’asticella: «Questa attenzione deve aumentare nel tempo».

Oggi in Provvidenza c’è una turnistica bimestrale perché le persone possano organizzare la vita con largo anticipo e la programmazione delle ferie avviene verso febbraio-marzo. Matteo Bracchi torna però a insistere sullo scambio professionale e il suo significato: «È un fattore bellissimo. Se ho l’opportunità di confrontarmi con altre figure, il mio bagaglio di competenze cresce. Ognuno dà il proprio contributo e questo è un valore aggiunto di Provvidenza». Ma ce n’è un altro fondamentale: «La voglia di lavorare in team, con l’arrivo del direttore sanitario Chiara Mazzetti, ha fatto la differenza».

Un mondo così ampio, anzi senza confine, perché entra in gioco un ulteriore elemento: il legame con la città. Ci sono altre possibilità come l’apertura degli eventi a Busto. Provvidenza è una struttura radicata sul territorio da 140 anni e devo dire che l’ho vista cambiare in tre anni molto velocemente». Il rapporto con Busto consente di leggerne a fondo i bisogni e di dare così una risposta ottimale: un esempio è costituito dall’evoluzione del Centro Diurno Integrato o dalla creazione dell’Hospice “Il Nido”.

La ricerca del personale avviene con costanza e serietà: superato il periodo della pandemia, la fatica si è avvertita non tanto con il personale infermieristico quanto per gli operatori socio assistenziali.

Le azioni sono molteplici. Si cerca di contattare l’ente che propone corsi, come le università, e da qualche mese ci si sta rivolgendo alle persone che frequentano i corsi Asa per inserirle e farle crescere. 

Ma le figure che fanno parte della grande squadra di Provvidenza sono tantissime: medici, infermieri, educatori, fisioterapisti, psicologi, personale amministrativo, manutentori, le persone che si occupano della ristorazione o del magazzino. Si bada alle competenze tecniche come a quelle relazionali, appunto.

In squadra: «La complessità richiede lavoro d’équipe, interdisciplinare – ribadisce Bracchi – Provvidenza ha una lunga storia alle spalle, ma è orientata all’innovazione».

«Ecco perché per noi è una famiglia»

È un lungo, lunghissimo percorso quello che ha condiviso Stefania Ghisu con Provvidenza: un pezzo importante di vita, se si pensa che la Oss ha iniziato nel 1992, a 27 anni. Prima, aveva avuto un’esperienza analoga, a 17 anni, frequentando il corso di infermiera e dunque anche l’ospedale. Era poi andata a lavorare in un’azienda, ma quando ha saputo che la Provvidenza cercava personale ha sentito che qualcosa la chiamava e fece una prova dopo aver parlato direttamente con l’allora presidente Luigi Ferrario.

Si era sempre presa cura degli altri, anche in famiglia, Stefania: nell’istituto è sbocciato un feeling naturale. Quando ha iniziato in Provvidenza, lei aveva già avuto il primo figlio. «Ho lavorato anche mentre aspettavo il secondo, ho avuto dei colleghi che mi hanno sempre aiutato» osserva con entusiasmo Stefania, che ricorda la signora Vittoria in particolare come guida precisa e sensibile alle esigenze familiari che potevano emergere tra i dipendenti.

Il sorriso è un compagno costante per lei: fondamentali per l’operatrice sono le riunioni e il potersi confrontare sempre, una ricetta il lasciare i problemi fuori per offrire luce a chi è ospite in Provvidenza. In questo senso, anche l’apporto della psicologa è importante.

Nell’organizzazione del lavoro, che dev’essere sempre efficiente e meticolosa – sottolinea - si impara a dare il valore al tempo di ogni persona e questo passa da una comunicazione con l’ospite: che sia verbale o di sguardi, si coglie quando occorre fermarsi di più da lui o lei.

Forte di questo bagaglio di esperienza, Stefania ha avuto diverse offerte di lavoro altrove, ma non ha mai pensato di cambiare azienda. «A ogni mia richiesta ho sempre avuto riscontro positivo in Provvidenza», rimarca.

Allora cosa direbbe a un giovane, gli consiglierebbe di lavorare in Provvidenza e perché?

«Sì – risponde – glielo consiglierei se si sente portato a lavorare a contatto con le persone. Bisogna pensare che ciascuno degli ospiti ha avuto una vita, un’esperienza, un bisogno, non è un numero. Questo è un lavoro che chiede tanto, ma dà anche tanto. Qui vieni accolto bene, si lavora in équipe e sei molto aiutato. Mi sono sempre sentita accolta bene sia come operatore sia come persona».  

Lavora da cinque mesi in Provvidenza, invece, Albina Ndoka ma condivide l’entusiasmo. Prima di arrivare qui, e a Busto, viveva e lavorava in Puglia e si prendeva cura di un’anziana: un lavoro, che la fa sentire in famiglia e le fa ricordare la sua. Perché Albina racconta che ha sempre adorato i nonni.

Quando arriva in città, il suo curriculum è in rete e viene fissato un colloquio. Il primo impatto con l’igiene la conquista: «Quando entri e senti come se fosse una casa, mi è piaciuto moltissimo. Dopo tre giorni che ero qui e mi ero trovata benissimo, ho avuto un’altra possibilità di lavoro ma non ho voluto lasciare questo posto».

Albina si illumina quando parla degli ospiti e il rapporto che si crea: «Quando dai rispetto, hai rispetto. Io personalmente nel mio cuore mi sento di lavorare con loro. È qualcosa da provare, l’esperienza è la cosa più bella. Per loro dobbiamo essere figli, nipoti, amici, psicologi. Perché anche per loro non è facile. A me piace mettere la musica e renderli felici, perché mi sembra di stare in una casa».

«Venite in una famiglia»

A tirare le fila è il presidente della Provvidenza Luigi Chierichetti. Nelle scorse settimane si è rinnovato un rito che è la festa del ringraziamento: qui un capitolo è dedicato al personale e si consegnano riconoscimenti a diverse categorie, compreso chi ha un lungo percorso di fedeltà, i neosposi, i neogenitori. Ancora una volta, gesti di attenzione.

«Partiamo dal presupposto che noi riteniamo fondamentale – osserva Chierichetti – Provvidenza è una famiglia È una famiglia, che deve operare al servizio e per condividere e migliorare la situazione dell’ospite all’interno della nostra struttura».

«Chi viene in Provvidenza a prestare la propria opera si deve sentire prima di tutto motivato – prosegue – entra appunto a far parte di una famiglia con competenze e ruoli ben precisi». Negli anni migliora la propria attività e il proprio modo di operare, anche e soprattutto perché lo fa insieme agli altri, ai colleghi: tutti impegnati per il bene dell’utente.

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LA SCHEDA

CHI SI CERCA E COME PRESENTARSI

Provvidenza ritiene il personale il cuore pulsante della struttura: la sua forza, un team affiatato di Professionisti qualificati, motivati dalla voglia di fare la differenza.

 «Ogni figura professionale, che si tratti di Medici, Infermieri,Fisioterapisti, Educatori, Operatori sociosanitari o Personale amministrativo, contribuisce a creare un ambiente sereno e sicuro, dove la qualità dell'assistenza è sempre al primo posto – sottolinea - Grazie alla loro preparazione, al continuo aggiornamento e alla capacità di lavorare in squadra, siamo in grado di offrire un supporto sempre più personalizzato e attento alle specifiche esigenze del singolo Ospite».

I dati sulla composizione dei dipendenti rivelano che l'85% è rappresentato da ASA/OSS (Operatori ed Ausiliari Socio-Assistenziali), Infermieri, Fisioterapisti, Medici ed Educatori: ciò conferma quanto l'organizzazione si concentri principalmente sull'assistenza diretta.

 A questo link si possono trovare le figure più ricercate ed è possibile anche mandare la propria richiesta per un colloquio oppure chiedere informazioni.

https://www.laprovvidenzaonlus.it/ricerca-personale/

I CONTRATTI

In Provvidenza nel 2024 c’erano circa 300 contratti a tempo indeterminato (erano 267 tre anni fa), una quarantina a tempo determinato.

Tra gli obiettivi, attuare una politica di miglioramento continuo della qualità dell'assistenza, grazie agli investimenti nella formazione del personale interno, fidelizzarlo con un ambiente di lavoro stimolante e accogliente. Dalla fidelizzazione a un team coeso e carico di motivazione, il passo è breve. Ciò alimenta il benessere organizzativo.

Ci si propone sempre anche di aumentare la flessibilità e il controllo nella programmazione del lavoro. Costante inoltre l’attenzione alla tecnologia, perché il personale abbia il giusto supporto.

LA FORMAZIONE

Il Piano Formativo di durata triennale adottato dalla Provvidenza e costantemente adeguato sulla base delle nuove normative regionali e nazionali, consente di avere personale qualificato in grado di applicare un approccio centrato sulla Persona, rispettoso della dignità, delle preferenze e inclinazioni di ogni Ospite.

 Le vie sono corsi di aggiornamento, riunioni multidisciplinari nei reparti e formazione continua.

Informazione pubbliredazionale - media@morenews.it

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