Busto Arsizio - 22 settembre 2025, 19:29

Ardor, 70 anni e non solo calcio al centro: un libro e una festa per ripartire verso il futuro. Anche a "nome" di Sacchi e Velasco

A Busto la società calcistica nata e cresciuta nell'oratorio di Sant'Edoardo celebra l'importante compleanno: «Per noi contano ancora i principi». Come dissero don Valerio Sosio e Angelo Borri in quell'estate del 1955. Venerdì una serata che si preannuncia speciale e coinvolgente

L'invito, la frase di Sacchi, la targa in memoria dei fondatori e a lato Alessandro Meraviglia e Alessandro Lavazza

I primi settant'anni di Ardor si celebrano lì: all'oratorio San Giovanni Bosco, dove la società calcistica di Sant'Edoardo si è radicata. Un traguardo che parla di calcio, ma prima ancora di valori, e che vuole guidare verso un nuovo futuro.

Venerdì 26 settembre a Busto Arsizio - nella tensostruttura di via Bergamo, dalle ore 18.30 - arriva il momento atteso da tutte le generazioni: dai piccoli e dai giovani che oggi scendono in campo, da chi l'ha fatto in passato ed è sempre affezionato nel presente (lo stesso Kevin Zeroli, per citare un caso recente, è rimasto legato a quella società che l'ha forgiato), dai familiari di chi non c'è più e vuole onorare la storia di Ardor anche in sua memoria.

Ma la festa passa da un libro, il cui titolo racconta già il cuore di Ardor: «Storia di una società calcistica dove il calcio non è tutto». A dare man forte anche due citazioni. Una è di Arrigo Sacchi, che sottolinea: «Il calcio è la cosa più importante delle cose non importanti». Rammentando subito dopo come debba trasmettere valori. L'altra è di Julio Velasco, che insiste sull'importanza della fatica: «Chi pensa che vincere sia solo questione di talento, non ha capito niente». 

Il volume, ricco di immagini, testimonianze, storie, è «merito del lavoro di Marco Gnocchi - spiega Alessandro Lavazza, responsabile del settore giovanile - Ha raccolto tantissimo materiale fotografico e chiacchierato con tante persone. Poi Pamela Lainati ha riorganizzato il tutto».

Si parte da oggi, con foto che gridano l'entusiasmo delle nuove leve, e si approda alla storia, cominciando da don Valerio Sosio e Angelo Borri, che in quell'estate del 1955 unirono sforzi e convinzione. «C'è poi tutta la parte dei campionati dettagliata - prosegue Lavazza -Si capisce come negli anni le cose siano state fate sempre con amore e attenzione. Siamo nati con certi principi e li manteniamo, come volevano don Valerio e Angelo, sì». 

Il libro inizia con la prefazione del presidente Sandro Meraviglia ("Lo sport pratica di umiltà") passa attraverso quelle delle autorità (il sindaco Emanuele Antonelli, il vicesindaco e assessore allo Sport Luca Folegani, l'assessore Manuela Maffioli), dei sacerdoti di Sant'Edoardo (il parroco don Antonio Corvi e il coadiutore don Gabriele Bof, ma anche il suo predecessore don Stefano Borri). Non intendiamo spoilerare, ma la sua ricchezza di particolari, immagini, storie è notevole, senza perdere in intensità e identità, parola chiave.

«C'è un percorso che ha portato la società a crescere tantissimo come numeri - sostiene Lavazza - Ma ci ripetiamo di non seguire le mode». Ciò che conta è accogliere i bambini, essere inclusivi, farli crescere nella vita oltre che in campo. 

Allora festa sia, invitando tutto il mondo del calcio bustocco e non solo. Seguirà lo spettacolo di e con Germano Lanzoni, "Di persona è un altro", con Gianluca Beltrame.  L'ingresso è libero e sarà una serata davvero speciale: Ssperiamo che venga tanta gente». Gente che abbia voglia di sentire una storia vera, una di quelle che non si gridano quasi mai sotto i riflettori, ma si sussurrano nei percorsi di vita e non ti lasciano mai. Con protagonisti anche coloro che sono dietro le quinte e sono ugualmente importanti.  «Facciamo del sociale la cosa più importante - conclude Lavazza - Questo è lo spirito Ardor».  Che si respira ancora in via Bergamo, dove tanti partono e nessuno se ne va veramente.

Ma. Lu.


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