Valle Olona - 04 settembre 2025, 18:23

L’ultimo saluto a “Sergino”: «Avrai sempre un pezzo del nostro cuore»

A Marnate, la chiesa parrocchiale si è riempita dei tantissimi che hanno voluto “abbracciare” Sergio Borroni, anima del basket e della Pro Loco. Toccante il sentito discorso del presidente di Progetto Ma.Go Alberto Tomasich: «Eri una certezza, una guida, un secondo papà. Vogliamo ringraziarti per l’uomo straordinario che sei stato»

Una chiesa gremita, traboccante di affetto e di lacrime silenziose. Un’intera comunità si è stretta questo pomeriggio nella parrocchiale di Sant’Ilario per dare l’ultimo, commosso saluto a Sergio Borroni, per tutti semplicemente “Sergino”, anima e fondatore del basket a Marnate, spentosi a 77 anni dopo una malattia fulminante (LEGGI QUI). C’erano i suoi ragazzi di ieri e di oggi, i dirigenti, gli amici della Pro Loco, le istituzioni con il sindaco Marco Scazzosi e il presidente della FIP Lombardia Giuseppe Rizzi. Ma soprattutto, c’era una famiglia sportiva e cittadina rimasta orfana del suo punto di riferimento.

L’emozione è esplosa a fine cerimonia, quando a prendere la parola è stato Alberto Tomasich, presidente di Progetto Ma.Go e della Marnatese, che per Sergino è stato quasi un figlio. Con la voce rotta dalla commozione, è salito sull'altare insieme al dirigente Andrea Albertini, al capitano Alessandro Arui e all'ex allenatore Matteo Parietti e ha dato voce al dolore e allo smarrimento di tutti, iniziando con una serie di domande struggenti rivolte direttamente all'amico scomparso, il cui feretro era coperto da una canotta della squadra di cui era storico dirigente. 

«Ci stiamo chiedendo se hai deciso di salutarci perché questo Milan proprio non ti piaceva», ha esordito, provando a spezzare un po' di tristezza Tomasich. «Perché di rivedere Teo (ndr Parietti) con i colori di Vigevano proprio non ti andava. Perché non sei riuscito neanche quest’anno a vedere la tua amata Sardegna. O forse perché ti abbiamo fatto arrabbiare un po’ troppo al Progetto Ma.Go e quindi ti eri stufato di tirarci le orecchie, soprattutto a me. O forse perché negli ultimi anni ti abbiamo fatto vedere troppe divise variopinte al posto di quella biancoverde che ti abbiamo regalato».

Un discorso che ha dipinto Sergino non solo come dirigente, ma come una certezza incrollabile nella vita di tutti. «Ci si chiede perché quando mancano le certezze. E tu per noi eri una certezza - ha continuato Tomasich, trattenendo a stento le lacrime -, un punto fermo, una guida, per qualcuno un secondo papà, per altri un secondo nonno, per tantissimi un grande amico. Se c’era un problema, tu eri lì. Se c’era da consolare qualcuno, tu c’eri. Se c’era da tirare qualche orecchio, tu eri lì. E quando c’era da esultare dopo ogni vittoria della prima squadra, tu eri lì, a urlare con noi».

Un ritratto vivido e intimo, fatto di piccoli gesti e abitudini che lo rendevano unico: «Quando c’era da prenotare una visita medica, eri lì. Ad ogni riunione al Bar Loco, tu c’eri, con la tua birra bionda o la panaché finta, così la Nadia non si preoccupava. Quando c’erano le docce fredde, tu c’eri per risolvere i problemi, e io ieri mattina non sapevo chi chiamare». E poi l’immagine iconica, quella che tutti conserveranno: «Sempre con la tua felpa bianca, la tua coppola, il tuo quaderno degli appunti, le tue polo della Marnatese di ogni colore, tranne che nere e verdi, perché “mica siamo la Castellanzese”».

La conclusione è stata un abbraccio corale e una promessa: «Oggi, mentre ci salutiamo, vogliamo ringraziarti per l'uomo straordinario che sei stato. Grazie per tutto ciò che hai fatto per tutti noi - ha chiosato il presidente marnatese - Mi sembra di aver parlato un po’ troppo al passato; la realtà è che hai seminato talmente tanto in tutti noi che avrai sempre un pezzo del nostro cuore. Ciao Sergino».

Poco prima, durante l’omelia, anche il parroco don Alberto Dell’Acqua aveva sottolineato le due qualità che hanno definito la vita di Sergio Borroni, tracciando un parallelo con l’insegnamento evangelico. «Pensiamo che quando il Signore incontrerà Sergio, non farà molta fatica a riconoscere in lui due tratti», ha spiegato il sacerdote. «Quello di un uomo paziente e accogliente che aveva sempre a cuore che ci si potesse mettere insieme. E un secondo tratto, quello di un uomo che non stava a guardare se qualcun altro si impegnava, ma senza tante parole cominciava lui a farlo, non dicendo mai “ci penseranno altri al mio posto”». Due caratteristiche, la passione per l’unione e la dedizione al servizio, che hanno reso Sergino una colonna non solo dello sport, ma dell’intera vita sociale di Marnate.

Ai margini della cerimonia l'ha ricordato anche Rossano Belloni, ex comandante dei vigili di Marnate e attuale capogruppo di maggioranza di Gorla Minore: «L'avevo conosciuto per il mio lavoro nella Polizia Locale a Marnate già dal lontano 1997, anche per il suo impegno durante la Festa di Marnate. Poi in questi ultimi anni avevo avuto modo di incontrarlo più spesso visto che alcuni dei miei figli si erano iscritti al Ma.Go. Quando vedeva qualche situazione "strana" all'esterno della palestra di Marnate mi avvisava subito. Persona sempre gentile e disponibile, pronto a seguirti e aiutarti. Mancherà a tutti».

Oggi, in quella chiesa piena, non c’era solo il mondo del basket. C’era un paese intero che ha perso il suo “sindaco” onorario, come veniva chiamato per scherzo, un uomo capace di costruire ponti, risolvere problemi e dispensare saggezza con la sua eleganza silenziosa. Se n’è andato Sergino, ma come ha ricordato Tomasich, il suo seme continuerà a germogliare nel cuore di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo.

Giovanni Ferrario

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A SETTEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU