Sport - 22 agosto 2025, 08:20

Giannino, quasi 94 anni e sempre a fianco della Pro Patria: «Anche quest'anno pronto con il mio abbonamento»

Il mitico tifoso biancoblù Gallazzi racconta se stesso e i tigrotti: «La prima partita, con il grande Torino. E mi ricordo quel campo rifatto usando il legno delle rotaie del tram che passava da Busto». Quando il portiere avversario rincorse Antoniotti per complimentarsi e la "passeggiata" di Pelé

Giannino Gallazzi, domenica ricomincia il campionato e la Pro Patria gioca allo Speroni con la Pro Vercelli.

Lo so. E domenica sarò allo stadio e mi auguro che cominci bene questa avventura perchè la retrocessione di giugno non l'ho ancora digerita. E' stata la più brutta di tutte quelle che ho visto

Dai, raccontala giusta: domenica la partita è alla sera e tu non sei più un giovanotto e magari la vedi in televisione.

Anche quest'anno ho fatto l'abbonamento e io sarò allo stadio,  come sempre. Se la Pro Patria ha festeggiato quest'anno i suoi centosei anni, Giannino Gallazzi, classe 1931 (compie 94 anni a settembre, ndr), ne ha vissuti quasi ottanta a palpitare per i colori biancoblù. È da quel '47 che vado allo Speroni e ti dirò di più.

Avanti...

Quando hanno rimesso a posto il campo con il rifacimento del fondo avevano usato i travertini di legno delle rotaie del tram che passava per Busto. L'avevano tolto e quei pezzi di legno sono serviti per il drenaggio del terreno di gioco.

La prima partita che hai visto allo Speroni?

La Pro con il grande Torino nel '47.

Un giocatore che ti ha colpito di quei tempi?

Annibale Frossi perché giocava con gli occhiali e la cosa mi suonava strana.

Di giocatori tigrotti ne ha visti parecchi, se ti chiedo una tua personale classifica chi metteresti ai primi tre posti?

Su tutti Antoniotti. Pensa che in una partita in casa e non chiedermi contro chi perché la memoria è quella che è, ha fatto un gol scartando due difensori ed anche il portiere. Ti lascio immaginare lo Speroni. Mentre veniva verso il centrocampo per festeggiare vedo che viene rincorso dal portiere avversario. Mi chiedo il perché. Beh, non ci crederai, andava ad abbracciarlo ed a complimentarsi per il gol che aveva fatto. Quello sì che era calcio.

E agli altri due posti?

Muzzio e Bardelli. Eccezionali attaccanti.

Sei stato amico di qualche giocatore in particolare?

Sono sempre stato amico un po' di tutti.

Ma uno proprio non c'è?

Direi Lello Crespi che ha giocato, allenato e fatto il direttore sportivo alla Pro Patria. Con lui c'era un bel rapporto, ma lo aveva anche con gli altri tifosi.

La partita più bella?

Diverse, Ma il 5-4 di Reggio Emilia dei playoff del 2009 è stata la più appassionante. Eravamo sotto tre a zero e l'abbiamo ribaltata. E dire che alla fine del primo tempo tanti di noi se ne volevano tornare a casa.

La trasferta più lunga?

Trieste ed il primo gemellaggio in Italia con i loro tifosi negli anni Settanta.

E quella più sofferta?

So dove vuoi arrivare.

A Fano cosa combinasti?

Alla fine del primo tempo, mentre la squadra va negli spogliatoi, appoggio male il piede su  un gradone e faccio un volo di altri tre. Chiamano la Croce Rossa e mi porta al Pronto Soccorso dell'ospedale di Fano. Sono lì sulla barella che aspetto, passa un'infermiera e le dico di darmi un antidolorifico perché non posso aspettare, devo tornare a Busto. Arriva con un bicchierone di roba effervescente che bevo al volo. Salgo sul pulmino e dormo fino a Melegnano. Chissà che bomba era.

E poi.

Il giorno dopo mio figlio mi porta all'ospedale di Busto: frattura composta del  braccio destro.

Una fotografia indimenticabile dello Speroni?

Quando si esibì il grande Pelé  e mentre  faceva i suoi numeri teneva per mano mia figlia girando per tutto il campo. Come posso scordarlo.

Sei un califfo a fare il risotto: qual è la ricetta?

Quella di mia mamma e di mia nonna.

Cosa ti ha dato la Pro Patria?

La possibilità di avere amici veri e di conoscere tanta gente.

La Pro ha contribuito a renderti un uomo felice?

Senza la Pro Patria mi sarebbe mancato qualcosa. Non vedevo l'ora che arrivavano le due e mezza della domenica per andare allo stadio. 

Giovanni Toia


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