Gallarate - 10 agosto 2025, 16:06

Marco Moreo: «Una chiusura inattesa, ma Gallarate mi ha restituito affetto e orgoglio»

Il racconto dell’imprenditore sulla fine dell’esperienza dello storico negozio di via Damiano Chiesa: 26 anni di storia e di emozioni condivise

Marco Moreo: «Una chiusura inattesa, ma Gallarate mi ha restituito affetto e orgoglio»

La scena che si è ripetuta nei giorni scorsi davanti alle vetrine di via Damiano Chiesa a Gallarate – una lunga fila di clienti, curiosi e affezionati – è l’ultimo fotogramma di una storia iniziata nel 1998. Marco Moreo, fondatore dell’omonimo negozio e del marchio di calzature che portava il suo nome, ripercorre con un velo di malinconia le tappe che hanno portato alla chiusura improvvisa della sua attività, simbolo di stile e originalità per Gallarate.

La fine è arrivata il 2 luglio, con una sentenza «assolutamente inaspettata» del tribunale di Macerata, maturata dopo quasi due anni di tentativi di ristrutturazione aziendale. Un piano di risanamento – dice l’imprenditore – approvato dal 95% del ceto bancario, incluso Medio Credito Centrale – prevedeva il pagamento integrale del debito con l’Erario in 120 rate, come consentito dalla legge. L’Agenzia delle Entrate di Macerata, però, si è opposta per il mancato rispetto del termine di consegna della documentazione. Dopo una seconda udienza, è arrivata la liquidazione forzata della società. Una scelta che ha sorpreso Moreo e che lui definisce «traumatica» per i 22 dipendenti, i fornitori e per lo stesso Erario, che non incasserà nulla a fronte di un piano già in corso di pagamento.

Il negozio di via Damiano Chiesa non era per lui solo un punto vendita. Dal 2004, quando lo spazio degli ex uffici aziendali venne trasformato in un luogo aperto al pubblico, è diventato un laboratorio di idee, un “salotto” dove accogliere i clienti con cura e attenzione ai dettagli. Nato dopo due viaggi ispiratori a Londra e New York, il progetto puntava a «regalare un’emozione» attraverso un assortimento ampio e insolito, capace di far convivere prodotti per tutte le tasche in un contesto di grande impatto estetico. Non a caso, nel tempo, il nome originario “Industrie” lasciò il posto a “MM Concept” e infine a “Marco Moreo”, seguendo l’uso spontaneo della clientela.

La liquidazione, tenutasi dal 5 al 7 agosto, avrebbe voluto organizzarla personalmente, come «la celebrazione di un funerale dignitoso», per salutare i clienti e rimborsare buoni e gift card. Invece, l’impossibilità di gestire in prima persona quest’ultimo atto ha reso il distacco più amaro. Eppure, la reazione della città lo ha sorpreso: testimonianze di affetto, stima e dispiacere che hanno attenuato il peso della sconfitta. «Servizio e gentilezza» sono sempre stati, per lui e il suo team, i principi cardine di un lavoro riconosciuto e apprezzato ben oltre i confini cittadini.

Anche la lettera di addio esposta in vetrina – scritta dopo settimane senza accesso al negozio e ai canali di comunicazione – aveva lo sguardo rivolto al futuro più che al passato. Un futuro che, seppur incerto, Moreo non esclude possa ancora vedere un ritorno del suo stile, forse in forme nuove. Il ricorso alla sentenza è già stato presentato, ma la struttura aziendale è stata smantellata, rendendo improbabile una ripresa immediata. Resta, però, il bagaglio di competenze, gusto e capacità di creare emozioni che hanno caratterizzato la sua avventura.

Il bilancio personale è fatto di ricordi intensi: feste di anniversario, Natali curati nei minimi dettagli, momenti di convivialità con i clienti. E soprattutto la certezza che l’accoglienza e la disponibilità dimostrate non passano inosservate. «Chiedo scusa a chi non abbiamo potuto salutare o aiutare. Non li abbiamo traditi: non ci è stato possibile farlo», conclude. Poi un ringraziamento ripetuto tre volte, quasi a voler incidere nella memoria collettiva l’eco di una storia che, a Gallarate, resterà difficile da dimenticare.

Alice Mometti

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