Da quando il portone di via Milano si è riaperto, l'omaggio a Davide Gorla è più defilato, o meglio discreto. Ma ancora più intenso. Dai primi fiori posati direttamente sulla strada, ai mazzi davanti alla vetrina dove i nastri bianchi e rossi che delimitano l'area ricordano l'atrocità di quanto avvenuto mercoledì scorso: ce n'è uno anche dell'amministrazione comunale. Ricordano, a un'umanità abituata a rimuovere rapidamente.
È un sabato strano, il primo weekend dopo l'uccisione del commerciante, la "via delle vasche" scorre con apparente normalità. Quella che mercoledì è stata sconvolta del delitto compiuto nel negozio. Anche se c'è pure chi non ci ha fatto troppo caso, uno sguardo e avanti con le proprie faccende o con una serata spensierata: forse abituati alle immagini della tv, che anestetizzano tutto e (quasi) tutti. Oppure è anche un istinto di autodifesa, perché quello che è accaduto è troppo devastante.
Al netto delle indagini, di cosa accadrà nei prossimi giorni (Emanuele Mirti, fermato per l'assassinio del negoziante al quale doveva l'affitto della casa a Castellanza, ha respinto le accuse e poi si è avvalso della facoltà di non rispondere, LEGGI QUI) e nelle successive fasi giudiziarie, Busto è stata colpita al cuore.
«Benvenuti», si legge sulla vetrina.
Nel punto più centrale della città, accanto alla basilica di San Giovanni proprio il giorno dopo la patronale, dove tanti passano (anche se meno degli anni d'oro) per bere un caffè, fare acquisti, incontrare gli altri. In uno dei cortili che con le sue attività e la sua storia trasmette un'aria di casa, di familiarità. Non significa che sia diventata una città insicura, lo ha ricordato anche il Comune (LEGGI QUI), tutto ben diverso ad esempio dai fatti di piazza Garibaldi.
Ma non fa meno male, forse persino di più. Da quella sera è stato un susseguirsi di «Potevo esserci io a quell'ora», «Io da Davide andavo sempre, tutte le mie amiche hanno qualcosa che ho comprato da lui», e tante altre frasi che ancora oggi risuonavano davanti alla sua vetrina.
Un viavai sommesso, a tratti dissimulato. Di persone che sostavano un attimo, di altre che mormoravano una preghiera, altre ancora che erano dirette nei negozi, ma non potevano distogliere lo sguardo lucido da lì.
Perché Davide non c'è più, la sua professionalità, la sua gentilezza. I suoi sogni sono stati strappati via in un tranquillo pomeriggio d'estate nel cuore di Busto. E forse anche un po' i nostri.