Busto Arsizio - 26 giugno 2025, 16:30

DELITTO DI VIA MILANO. «In Davide vedevi l’amore per quello che faceva, aveva saputo interpretare lo spirito della corte in cui lavorava»

Francesca Boragno, una vita nella libreria di viale Milano e tuttora attivissima nello spazio in piena Ztl, ricorda, incredula, Davide Gorla, il commerciante ucciso ieri fra gli scaffali del suo negozio. Gli stessi dello storico Pianezza

I sigilli alla porta del negozio in cui si è consumato il delitto. Nel riquadro, Davide Gorla

«L’attività di Davide non si chiamava “lineacontinua” per caso. La sua proposta proseguiva un’offerta che nella corte di via Milano aveva una tradizione. Lui aveva capito lo spirito, anche l’eleganza di quello spazio. Se ne era fatto interprete, vedevi l’amore per quello che faceva. Da ieri sera siamo increduli, mio fratello e io. Anche un po’ spaesati».

Francesca Boragno, una vita tra i libri e gli scaffali, non si trova a Busto. Ma da ieri sera è sintonizzata in presa diretta con la città, colpita dalla fine violenta di un rapporto commerciale e umano. Davide Gorla è stato ucciso mentre lavorava in un luogo familiare a tanti (c'è un fermato, LEGGI QUI), associato a quel commercio di vicinato nel quale si cerca di conoscere il cliente oltre che la merce, che prevede dialogo tra le persone, la ricerca di un'intesa. «Davide lo conoscevamo molto bene, con lui abbiamo condiviso molto. Aveva lavorato alla Scarsella, il primo negozio in città legato a un certo lusso. Lì aveva imparato a stare in quel tipo di situazione, un’esperienza che aveva portato altrove, anche in un’altra realtà di grande spessore come Ceccuzzi».

Poi il passaggio nello spazio raccolto e allo stesso tempo aperto della corte, al civico 4 di via Milano. «Una novità e allo stesso tempo una “lineacontinua”. Basti pensare che i mobili del negozio sono quelli storici del Pianezza. L’ultima volta che ho parlato con Davide si era discusso di come muoversi nei prossimi mesi, delle sue idee per le vetrine a Natale. Fa male immaginarlo, ieri sera, dietro quelle stesse vetrine. Tutto si è interrotto, nel modo più traumatico».

Stefano Tosi