Una nuova era nella gestione territoriale: la vuole iniziare Asst Valle Olona, il cui obiettivo è ridurre gli accessi impropri ai Pronto Soccorso. Un fenomeno annoso, notoriamente diffuso a livello nazionale. Recente la sottolineatura del dottor Angelo Ianni, responsabile dei Pronto Soccorso di Busto Arsizio e Gallarate (vedi QUI), sul fenomeno del boarding, cioè le lunghe permanenze nei PS, tipiche dei pazienti cronici e fragili: «Stiamo sviluppando nuovi progetti oltre a quelli già avviati. Fondamentale è il ruolo del territorio». Ed è proprio sul ruolo delle articolazioni territoriali di Asst che John Tremamondo, direttore sociosanitario di Asst Valle Olona, insiste. Elementi centrali di strategie e azioni sono l’Ospedale di Comunità, la sorveglianza domiciliare, gli ambulatori infermieristici delle Case di comunità. Ma anche il ruolo svolto dai medici di Medicina generale e la telemedicina. Di grande rilevanza il progetto per la presa in carico delle cronicità e delle fragilità (in linea con quanto rimarcato dal dottor Ianni) tipiche del frequent user del Pronto Soccorso. I primi risultati, fa sapere Asst, sono più che incoraggianti: nel 2025 i pazienti presi in carico hanno smesso di effettuare accessi multipli o impropri ai suoi Pronto Soccorso.
«L’insieme delle progettualità - fa presente Tremamondo - ha già generato una significativa riduzione degli accessi inappropriati, con un aumento significativo dell’aderenza terapeutica, pari al 28 per cento. Si è segnato un importante salto di qualità nei comportamenti di cura e nel trattamento farmacologico, oltre a una riduzione dei ricoveri per riacutizzazioni. Il modello che stiamo adottando coniuga innovazione organizzativa, sostenibilità del sistema e centralità del paziente. L’idea è che Asst Valle Olona sia laboratorio di sperimentazione avanzata».
Di seguito, i punti salienti dell’azione sintetizzati dall’Azienda.
Nell’ambito di una visione evolutiva e sistemica della sanità pubblica, l’ASST Valle Olona si sta distinguendo per la messa in atto di una pluralità di progettualità innovative, mirate alla presa in carico proattiva, precoce e personalizzata dei pazienti più fragili, con l’obiettivo strategico di decongestionare i Pronto Soccorso aziendali e migliorare la qualità dell’assistenza.
Tali iniziative, molte delle quali già operative ed altre in fase di avvio nel corso dell’anno, rappresentano la concreta realizzazione di un nuovo paradigma assistenziale, centrato sulla persona e fondato sull’integrazione ospedale-territorio. I risultati, in termini di appropriatezza degli accessi e di valorizzazione delle risorse sanitarie, sono già tangibili e misurabili.
Un ventaglio progettuale ampio e integrato
In particolare, si evidenzia il ruolo centrale di tre canali di presa in carico che integrano ospedale e territorio:
· Ammissione protetta in Ospedale di Comunità direttamente dal territorio
Grazie alla collaborazione attiva con i Medici di Medicina Generale, è oggi possibile attivare un percorso di ricovero protetto senza passare dal Pronto Soccorso. Ciò consente di individuare precocemente i bisogni clinici e assistenziali del paziente, ottimizzando l’accesso alle strutture ospedaliere in modo programmato e mirato, riducendo così gli accessi impropri in PS.
L’Ospedale di Comunità rappresenta una risorsa chiave sia in fase di ammissione che di dimissione protetta, offrendo continuità di cura e decongestionando gli ospedali per acuti.
· Sorveglianza domiciliare
Il progetto di sorveglianza domiciliare consente un monitoraggio attivo a domicilio di pazienti con patologie croniche o in fase post-acuta, limitando il rischio di riacutizzazioni e accessi ospedalieri. Questo servizio, attivato anche in collaborazione con i servizi sociali e i caregiver, garantisce continuità assistenziale e sicurezza.
· Ambulatori infermieristici territoriali nelle Case di Comunità
Sono stati attivati ambulatori infermieristici presso le Case di Comunità, a supporto della presa in carico precoce di pazienti fragili e/o cronici. Questo modello, che vede l’infermiere di famiglia e comunità come figura di riferimento, svolge un ruolo chiave per garantire la continuità di cura attraverso interventi programmati sia dagli specialisti che dalle Cure Primarie.
L’utilizzo della telemedicina ed in particolare del teleconsulto per tutte le discipline presenti in Azienda, con garanzia di risposta entro 72 ore, consente di incrementare l’appropriatezza degli accessi di Pronto Soccorso non solo di ridurli numericamente.
Tra i progetti cardine di questa trasformazione organizzativa si annovera innanzitutto il programma di prevenzione del declino cognitivo, che si articola attraverso la creazione dell’Alzheimer Info Point: un presidio di orientamento, ascolto e presa in carico rivolto alle famiglie e ai pazienti nei primi stadi di decadimento cognitivo. Uno spazio in cui si coniugano competenze geriatriche, supporto psicologico e collegamento con la rete territoriale.
In parallelo, sono state attivate progettualità dedicate a pazienti particolarmente fragili come: l’Alzheimer Info Point o il Progetto di Prevenzione del Declino Cognitivo, l’Oncologia di Prossimità, la Gestione Integrata del Paziente Diabetico, il percorso dedicato ai pazienti “Trapiantandi”.
La gestione delle cronicità come leva di sistema
Tra le iniziative più strutturate, emerge il progetto dedicato alla presa in carico delle cronicità e delle fragilità, attraverso l’attivazione di un servizio dedicato che arruola in modo mirato i cosiddetti frequent users del Pronto Soccorso. L’obiettivo è quello di costruire un piano assistenziale individualizzato, che consenta di governare i bisogni di salute complessi in modo proattivo e multidisciplinare.
Percorsi verticali per le patologie prevalenti
A completamento del modello di presa in carico, si stanno attivando percorsi clinico-assistenziali dedicati alle patologie croniche a maggiore impatto epidemiologico e assistenziale: in particolare le malattie pneumologiche – con un’attenzione speciale alla BPCO e all’asma – lo scompenso cardiaco e il diabete mellito. Tali percorsi prevedono la stratificazione del rischio, l’educazione terapeutica, il follow-up programmato e il coinvolgimento attivo dei medici di medicina generale.