Martedì sera, 24 ore dopo la violenza che ha scioccato la città (vedi QUI) e riportato Busto nelle cronache nazionali, via Vercelli è deserta o quasi. Gironzolando per qualche minuto nei paraggi si incrocia un’auto della Polizia Locale in via Turbigo. C’è movimento, poco, giusto alle estremità della strada, all’incrocio con via Pilo da una parte, con via Turbigo dall’altra. Si tratta soprattutto di pendolari che arrivano dalla stazione delle Nord, non lontana. Camminano svelti, salgono a bordo delle auto parcheggiate dal mattino e se ne vanno in fretta. Quasi tutti, a scambiarci due parole, sanno che a Busto si è verificata un’aggressione orrenda. Quasi nessuno si è reso conto che il luogo in cui si è consumato il fattaccio è lì, a pochi metri. Problemi nell’attraversare la zona? Paura, magari arrivando a sole tramontato? La risposta, pressoché unanime, è no, anche se l’atteggiamento è spesso guardingo.
Anche Vincenzo Zingarelli, residente in via Vercelli da 50 anni, arriva ad andatura sostenuta. Lo hanno ascoltato in tanti, nelle ore precedenti: ha visto tremare la ragazzina soccorsa la sera prima, ha scorto l’aggressione alla pattuglia della Polizia Locale intervenuta in soccorso. Non ha metabolizzato l’accaduto ma è più calmo e amplia l’orizzonte delle sue considerazioni. «L’area abbandonata in cui sembra che sia avvenuto tutto è un grosso problema. Da via Vercelli non si vede bene ma il lato opposto è vicinissimo alla stazione. Di notte mi è capitato più volte di vedere, da casa, gente che la attraversa, anche persone di corsa, che sembrano scappare. Facile immaginare che abbiano combinato qualcosa proprio nei dintorni dello scalo e quel terreno sia una via di fuga conosciuta e utilizzata».
I problemi proseguono lungo la strada, soprattutto nella parte centrale, male illuminata, lontana dai punti in cui vengono lasciate le auto, con pochi ingressi alle abitazioni. «Basta guardare a terra per capire che la strada è frequentata, le bottiglie vuote le lasciano persone che arrivano e si piazzano qui, nel buio. La gente che conosce questa via ha paura. E non parla volentieri. Non è cambiato nulla dopo che un tizio, incappucciato, ha dato fuoco a un albero, ci sono ancora i segni. E non è cambiato nulla dopo che si sono sentiti rumori simili a spari, colpi esplosi a due passi da casa mia». Episodio non recente «…ma me lo ricordo bene, ovviamente. All’inizio non si trovarono prove della cosa, si parlò di petardi. A distanza di qualche tempo, però, durante dei lavori su un terreno vicino mi risulta che saltarono fuori dei bossoli. Portati a chi di dovere? Non so».
Zingarelli torna alla rete che chiude l’area dell’aggressione, guarda verso il fondo, poi osserva la barriera che non può seriamente scoraggiare nessun malintenzionato. Ripensa al clamore suscitato dal recente episodio e sospira: «Qui dentro, nelle prossime notti, ci sarà ancora qualcuno».