Una commemorazione sentita nell’aula dove ha potuto sedere per troppo poco tempo. Con una commemorazione commossa e senza retorica, il Consiglio regionale ha ricordato il gallaratese Giuseppe De Bernardi Martignoni, scomparso una settimana fa.
Diversi gli interventi, alla presenza dei figli Giulia e Paolo: hanno preso la parola colleghi di Fratelli d’Italia ma anche dell’opposizione, gli assessori – e amici – Romano La Russa e Francesca Caruso, il governatore Attilio Fontana.
In aula anche il sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti, che conosceva Martignoni da moltissimi anni. Tra il pubblico, in arrivo dal Varesotto, Salvatore Marino, coordinatore territoriale di Fratelli d’Italia, e Francesco Attolini, esponente bustocco del partito.
Nei vari interventi sono state sottolineate la capacità di “Beppe” di dialogare con tutti e le sue qualità umane, testimoniate anche dalla gigantesca partecipazione al funerale, a cui ha preso parte anche il presidente del Senato Ignazio La Russa (leggi qui).
E il presidente dell’assise lombarda Federico Romani ha anticipato la volontà di intitolargli uno spazio di Palazzo Pirelli.
L’omaggio dell’ufficio di presidenza
Il presidente del Consiglio lombardo Romani ha ricordato il percorso politico di Martignoni, i numerosi ruoli amministrativi: consigliere e presidente del Consiglio a Gallarate, consigliere e assessore in Provincia di Varese. «Conosciuto e rispettato da tutti, anche da chi non aveva le sue idee politiche. Sempre pronto a aiutare tutti, ha anche condotto mille lotte per il mondo dei taxi. Piangiamo un politico e un amministratore capace e appassionato. Ieri in ufficio di presidenza abbiamo deciso di trovare uno spazio da intitolargli».
Molto personale il ricordo del vicepresidente dell’assise Giacomo Cosentino: «Ho conosciuto Beppe a 14 anni, in Azione Giovani. È nata un’amicizia con questa persona buona, onesta, sorridente, che ha sempre rispettato e valorizzato il movimento giovanile, cosa non scontata nei partiti. Una persona perbene alla quale chiedo di stare vicino a tutti noi onesti che facciamo politica. Buon viaggio caro Beppe, dacci una mano».
Il suo partito
Per Christian Garavaglia, capogruppo di FdI, il partito di Martignoni, «il posto di Beppe, uomo vero, sincero, di valori, dalle grandi qualità politiche, istituzionali e umane, sarà difficilmente colmabile. Era stimato anche al di fuori del nostro schieramento. Viveva politica con passione contagiosa, col suo modo di fare amichevole e affettuoso, mosso dal desiderio di dare un vero contributo alla città, alla regione, all’Italia. Lo abbiamo visto in quest’aula troppe poche volte, perché la malattia lo ha allontanato dal lavoro che aveva iniziato a fare in maniera incessante. Ha affrontato la malattia con grande dignità, ci lascia un vuoto incolmabile, ma come gruppo consiliare e persone a lui amiche, siamo consapevoli che le sue idee e il suo pensiero cammineranno sulle nostre gambe».
Il rispetto dell’opposizione
Sentito anche il ricordo di chi non ne condivideva le idee politiche. Dai banchi dell’opposizione, Giuseppe Licata (Italia Viva) ha ricordato gli anni trascorso insieme in Provincia di Varese: «Siamo stati sempre seduti l’uno di fronte all’altro. Quando si dialogava, per lui non c’erano maggioranza e opposizione. Era combattivo nelle battaglie che conduceva ma allo stesso tempo empatico e generoso con tutti. Mancherà alla politica varesina, regionale e alla gente, perché lui era un politico tra la gente».
«In questi tanti anni di attività politica, sempre dall’altra parte, raramente siamo stati d’accordo – ha affermato Samuele Astuti (Partito Democratico) –. Ma nel cuore ho due momenti. Quando era assessore provinciale, aveva la capacità di essere vicino ai sindaci a prescindere dallo schieramento, sempre con una grande carica inventiva nel trovare soluzioni a problemi complessi. E poi ricordo la sua gioia quando faceva il presidente del Consiglio comunale, ruolo che ha condotto in maniera egregia e ferrea. La sua cifra politica era la generosità. Non lo dimenticheremo».
Il ricordo dei colleghi-amici e del governatore
L’assessore Romano La Russa ha ricordato innanzitutto un amico. «Un ragazzo, lasciatemelo chiamare così, che molti di voi hanno avuto la fortuna di conoscere per poco tempo, ma abbastanza per comprenderne il valore. Ci eravamo conosciuto oltre trent’anni fa, con l’onorevole Frassinetti lo abbiamo un po’ accompagnato nella crescita politica. Anche da ragazzo era alla testa dei cortei studenteschi, nel mondo della destra giovanile. Già allora aveva come unico scopo quello di battersi per migliorare la situazione dei meno fortunati. Una vita consumata a difesa delle proprie idee e convinzioni, a volte un po’ scomode. Ha sempre lottato, anche se aveva il mondo contro, come tanti in quegli anni: lui andava avanti, sempre testardo, difendendo le proprie idee». L’assessore alla Sicurezza si è detto certo che «sta continuando a sostenerci tra gli angeli e i tanti nostri eroi, con cui starà già parlando di politica, un po’ polemico, come è sempre stato. E organizzando un servizio taxi anche in cielo. Abbiamo ancora bisogno di te, di ascoltare il tuo vocione, della tua grinta e determinazione».
L’assessore alla Cultura, la gallaratese Francesca Caruso, che era intervenuta anche alle esequie su espressa volontà di Martignoni, ha sottolineato che la breve esperienza in Regione «ha permesso di comprendere quanto il suo lavoro sodo e sul campo fosse fondamentale per portare qui le istanze del territorio. Ricordo la sua gioia al momento dell’elezione, sempre velata dal suo immancabile borbottio. L’approccio umano a qualsiasi situazione. La politica per lui era un servizio, era l’amico di tutti, l’amico del popolo. Un gigante buono dall’approccio ruvido e la tempra solida. La tua famiglia politica è qui a renderti onore. Fai buon viaggio, il tuo impegno e le tue fatiche non saranno vanificate».
Il presidente lombardo Fontana, da varesino, ha attraversato un lungo periodo di attività amministrativa con Martignoni: «Era un appassionato politico, un amministratore capace, ma soprattutto una persona buona e perbene. Doti di cui essere riconoscenti. In tutti gli incontri non l’ho mai trovato sopra le righe, cercava sempre il dialogo e una soluzione senza imporsi in maniera altezzosa. Le parole pronunciate oggi siano per i figli e la famiglia un sostegno. Possono avere la soddisfazione per un papà così apprezzato e impegnato nella sua purtroppo breve vita».