Il giorno della Giöbia si apre con una polemica. La protesta arriva dal Campone di Borsano, dove sono stati esposti due fantocci e altrettanti striscioni.
Uno, vicino al pupazzo collocato al centro del campo di calcio dove stasera si terrà il rogo, recita così: «Grazie istituzioni per rovinare le tradizioni».
L’altro, posizionato accanto all’altro fantoccio, dice invece «questa è la Gioeubia della tradizione fatta con bancali, paglia e cartone». E su un bancale è stato posizionato il cartello «io non posso bruciare».
E, infatti, questo manufatto non brucerà e verrà smantellato.
Chiarissimo il riferimento alle «indicazioni operative» fornite dal Comune di Busto che associazioni, scuole e parrocchie sono tenute a seguire (leggi qui). Dalla prudente distanza tra fuoco e spettatori da far rispettare alla richiesta di non accendere le fiamme con benzina, gas o olii e di utilizzare per il falò «esclusivamente legno vergine e materiali ad esso assimilabili non contaminati da inquinanti di qualsivoglia natura».
Il Comune ha precisato che «non dovranno essere in alcun modo bruciati materiali rientranti nella fattispecie "rifiuti" (art. 184 Testo Unico Ambientale), ossia mobili o parti di essi, bancali, assi di legno, porte e serramenti, scarti di materiale edile».
Ed è proprio su quest’ultima prescrizione che si concentrano polemicamente gli striscioni posizionati all’interno del parco Campone.
Dove oggi, alle 19.30, verrà data alle fiamme la Giöbia del Club Folclore e Sport. La presidente dell’associazione borsanese Deborah De Angelis chiarisce che a bruciare sarà solo il fantoccio realizzato seguendo le regole. Ma, spiega, «abbiamo voluto creare lo stesso quella che è la nostra idea di Giöbia fin da quando siamo bambini. Ossia qualcosa di grande che faccia un fuoco grosso. Mentre quello con gli scatoloni durerà pochi secondi. Siamo a Busto Arsizio, di fianco all'inceneritore, e si fanno storie per una sera, mentre a Varese qualche giorno fa hanno fatto il falò di Sant’Antonio con tutti i bancali, nelle solite modalità».