E se l'architettura di Richino Castiglioni ci indicasse qualcosa anche per il futuro? Se molti visitatori hanno apprezzato la proposta del Fai del Seprio di vedere i luoghi dell'architetto e del brutalismo nel territorio, non sono mancate riflessioni su come guardare avanti nel segno delle sue realizzazioni. A Sant'Anna, ad esempio, - LEGGI QUI - e ora a Beata Giuliana. Dove l'architetto Daniele Geltrudi è entusiasta dell'edificio dove si trova Enaip.
Un plauso va alle «simpatiche e preparate guide Enaip-Fai». Grazie a loro si è potuta esplorare la scuola, dove naturalmente si sono dovute adattare le indicazioni originarie alle normative e alle funzioni che svolge. Anche attorno è cambiato, con il prato che ha lasciato spazio al parcheggio.
I tempi che mutano, che hanno diverse esigenze. Ma qui riflette Geltrudi, si può prendere spunto per un discorso più ampio, dove la cultura si confermerebbe motore economico: «È un luogo strepitoso. Penso che un museo di arte contemporanea ribalterebbe il destino dell'intero quartiere. Verrebbero dall'Australia per vederlo. O una galleria, uno spazio per un museo fotografico». E fa un esempio: «La Glass House di Philip Johnson è un museo che richiama turisti culturali da tutta l'America».
Quella dell'architetto Geltrudi, precisa, è solo un'idea, un modo per riflettere insieme su come ripensare gli spazi, a partire da quelli di firme importanti come Castiglioni. Senza nulla togliere e anzi dando ulteriore valore a una scuola che rappresenta una risorsa fondamentale, una leva di crescita formativa e sociale per Busto.
Ma intanto la coraggiosa proposta del Fai di guardare dentro ciò che è sempre sotto i nostri occhi e a cui rischiamo di abituarci fino a non notarlo più, potrebbe alimentare un dibattito interessante. Oggi sugli edifici di Richino, domani su altri esempi di architettura che raccontano la storia della città e a volte non solo.