Ciclismo - 08 gennaio 2022, 15:41

«Ciao Luigi, sei arrivato alla tappa in Paradiso. Il museo del ciclismo porterà il tuo nome»

Al funerale di Luigi Celora a Busto Arsizio la promessa del sindaco Emanuele Antonelli e le parole del parroco don Giuseppe Tedesco: «La tua umiltà era profonda, meriti questo affetto per ciò che hai fatto per Busto, per la tua parrocchia, per lo sport»

La "Bianchi" davanti alla chiesa di San Giuseppe e l'omelia del parroco

La "Bianchi" davanti alla chiesa di San Giuseppe e l'omelia del parroco

Fuori dalla chiesa di San Giuseppe, un signore scuote il capo commosso: «Mi ha fatto da papà. È lui che mi ha portato alla "3 Farioli". Mi ha aiutato in tutto». A gettarvi dentro tutta quella passione e quella capacità di non risparmiarsi mai. Tutti muti e commossi, senza apparire, perché conta solo una cosa: Luigi. 

Sì, ci sono tante persone a salutare Luigi Celora, scomparso a 94 anni, e ciascuna porta nel suo cuore un ricordo, un motivo di gratitudine. Giornalista sportivo, enciclopedia vivente del ciclismo, come l'ha definito in chiesa il sindaco Emanuele Antonelli. I labari davanti all'altare sono muti testimoni di quella riconoscenza. Come la "Bianchi" Parigi Roubaix esposta fuori dal santuario. 

Ma, come ha ricordato il parroco don Giuseppe Tedesco, Luigi era un uomo che aveva fatto tanto per il ciclismo, come per la sua città e la sua parrocchia. Faceva parte, a San Giuseppe, di un trio delle meraviglie che pedalava sulla strada della solidarietà, prendendosi cura della parrocchia e gettando le basi per gli Amici di San Giuseppe. Lui, Emilio Bianchi e Luigi Doro: proprio quest'ultimo, l'unico sopravvissuto, aveva accompagnato don Giuseppe dall'amico per la benedizione natalizia e poi per l'Olio Santo il giorno dell'Epifania. Il parroco - che ha voluto accanto a sé anche il suo predecessore, don Claudio Oriani - ne era rimasto molto colpito: «Un'anima bella, un uomo di profonda umiltà. Che entrava in chiesa e si fermava là, accanto alla Madonna dell'Aiuto, e altrettanto in silenzio se ne andava».

Insomma, all'addio pronunciato oggi si percepiva tutto l'affetto, «un affetto meritato».

C'erano anche le istituzioni a portare la loro riconoscenza a Luigi Celora: oltre al sindaco, gli assessori Maurizio Artusa e Mario Cislaghi, il presidente del consiglio comunale Laura Rogora, il consigliere comunale Gigi Farioli. Ma poi la presidente dell'Assb Cinzia Ghisellini, personaggi del ciclismo del territorio e non solo, parrocchiani grati e tra gli amici Giampaolo Riva, anima del gruppo 3 Farioli che per primo aveva proposto di intitolare a Luigi il museo. Proposta raccolta dalle istituzioni.

«Caro Luigi, il tuo nome sarà quello del nostro museo, anzi del tuo museo - ha detto al termine del rito il sindaco Antonelli, che ha voluto esprimere il cordoglio alla figlia Mariagrazia e a tutti i familiari - eri il padre nobile del ciclismo bustocco, l'enciclopedia vivente di uno spettacolo che è passione, sudore, costanza, tenacia. Tu sei stato un grande professionista, hai contribuito a formare i giovani nel rispetto. Oggi hai fatto la scalata più lunga e sei arrivato alla tappa del Paradiso».

Redazione

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