«I nostri bambini che tornano a casa… tornano in case così». La voce di suor Marcella Catozza è triste come le immagini proiettate dal canale haitiano LP Production.
Vivere, così
Lamiere appoggiate, degrado dilagante, rassegnazione, luoghi dove “abitare” è una parola che precipita nel controsenso. Osservare procura ancora più dolore, a pochi giorni dal Natale.
Né è l’unica immagine sconvolgente che arriva da Waf Jeremie, dove la miseria è affiancata dalla violenza e molti hanno trovato un rifugio desolante e silenzioso. «Questa gente è scappata nei mesi scorsi dalla violenza delle baraccopoli: donne, bambini, vecchi, ammalati, donne incinta – spiega la missionaria bustocca - Vivono ammassati e senza assistenza in un centro sportivo costruito dopo il terremoto del 2010 e inutilizzato perché fuori dalla città... ma di loro nessuno parla».
Domenica sera nella chiesa di Sant’Edoardo a Busto Arsizio il parroco, don Antonio Corvi, ha invitato a pregare per drammi come quello di Haiti. Nella stessa parrocchia la raccolta dell’Avvento servirà a sostenere la comunità di suor Marcella. Quello che era un tetto sicuro e accogliente, ora è nel mirino.
La scelta dolorosa
I banditi si sono già presentati qui alla Kay e prosegue la ricerca per affittare abitazioni per spostare i bambini.«Abbiamo visto diverse case – osserva suor Marcella – ma conciate all’haitiana! Oggi ce n'era una dove almeno 30 bambini ci starebbero. Domani ne abbiamo altre tre da vedere, speriamo. Gli affitti… tipo 5/6mila dollari al mese».
Una spesa pesante, per una decisione presa con il cuore anche più pesante: «Vogliamo portare via prima il gruppetto più autonomo. È difficile scegliere a chi dare una possibilità diversa, ma se non iniziamo, saremo sempre schiavi della situazione di Waf».
Intanto di Haiti si è parlato in queste ore. Perché la zuppa, la soupe joumou, è stata riconosciuta come patrimonio immateriale dell'Unesco. Chissà se lo sanno le persone accatastate nelle baracche e in quel centro-rifugio. Chissà quando qualcuno ascolterà il grido di dolore e si preoccuperà di offrire un futuro a quei bambini, che erano anche stati in Italia e nell’Italia avevano sperato.