Sport - 01 novembre 2021, 07:30

L'OPINIONE. Contenti solo a metà. Forse perché la Pro sta davvero crescendo

Per l'allenatore tigrotto il rammarico dei due punti sfumati a Gorgonzola supera la soddisfazione del sesto risultato utile consecutivo. Ecco come sta cambiando l'approccio biancoblù, pur rimanendo la salvezza l'obiettivo. E Prina sa di poter volere di più

Luca Prina nella sala stampa della Giana

Luca Prina nella sala stampa della Giana

A metà strada, pur essendo solo all’inizio. La classifica registra questa posizione interessante non tanto per la consistenza numerica sempre poco rilevante a questo punto, quanto per le riflessioni che suscita, quasi simboliche. La Pro è in decima posizione, con 14 punti: primo il Südtirol con 27 (e una partita in meno), in fondo il Mantova con 10.

Intanto, a sgomberare il campo dagli equivoci, apprezziamo che il mister abbia più visto ciò che manca, i due punti bruciati sul campo della Giana (LEGGI QUI), che ciò che si fa notare in positivo: il sesto risultato utile consecutivo. Significa che la maturità della squadra per lui è a un livello superiore di quanto si possa percepire sul campo, ancora. Che sa di potere, anzi dover volere di più a questo punto più che mai.

Perché quando si è sospesi a metà, questo può accadere: si parte lancia in resta - e la Pro ci sta abituando anche ai gol piazzati ai primissimi minuti – ma poi si rallenta e ci si fa riprendere. Quando si trova di fronte un’avversaria come la Giana, che si affanna lodevolmente attorno alla porta tigrotta, senza far sudare il portiere, ciò è ancora più antipatico.

Diventa frustrante. Con i talenti giusti, anche al posto giusto per quanto possano consentirlo gli straordinari dell’infermeria, ma poi si cade sulla capacità di capitalizzare quanto si è prodotto.

Brucia, al mister, quel punto che non basta più adesso. La buona notizia è proprio questa: magari un mese fa sarebbe stato etichettato come un buon punto.

Non si può uscire da Gorgonzola con un 1-1 così, quando si ha in campo un giocatore come Parker, che in fatto di maturità, oltre che di talento, ieri ha sfoggiato di nuovo una prova da gridare “chapeau”. L’ha dovuto dire anche il mister, che non ama soffermarsi sui singoli nei giudizi (LEGGI QUI).

Non si può lasciare la tana della Giana, quando  Caprile si è giusto riscaldato un po’ durante la gara e aveva pure intuito la direzione del calcio di rigore. Indispettisce, ben oltre la nomina dei singoli, aver lasciato lì con questa squadra affiatata un risultato pieno: contenti solo a metà.

C’era una vecchia canzone di Tozzi-Bigazzi che dipingeva proprio così questa sensazione : «Come questa mia sigaretta, che non brucia come vorrei, come uno che ha preso sei». Brucia, negativamente, il pareggio in extremis, perché si vuole bruciare, in senso positivo, ovvero mandare fiamme nette ma soprattutto costanti. Perché si è studiato e si ha talento, e non si può vedere un voto così blando sul registro. 

Il primo passo per completarsi è dire: voglio di più. Può sembrare scontato, ma non lo è. Il mister, fermo restando sempre l’obiettivo salvezza, ribadisce di conoscere più di ciò che si vede. Ecco perché questo risultato utile ma insoddisfacente paradossalmente ci lascia ben sperare, nel giudizio senza alibi che si è portato dietro. Perché ci si è detti a testa alta: non basta.

Marilena Lualdi


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