Sport - 30 settembre 2021, 07:00

L'OPINIONE. Noi sì che siamo preoccupati. Senza perdere la fiducia nella Pro

Dopo un gol all'avvio di partita non si è vista la rabbia lucida che era indispensabile: un giudizio pesante come il risultato è d'obbligo per spronare a una svolta. Proprio perché siamo convinti che questa squadra si rialzerà, come dice Luca Prina. LE IMMAGINI

(foto di Marco Giussani)

Tre a zero sul campo del Lecco è un risultato tremendo. Dopo la sconfitta contro il Padova, quasi insopportabile. Tutto ciò facendo i debiti distinguo tra le due partite. Quella casalinga contro i veneti era sì un ribaltone, ma abbiamo visto i tigrotti dare tutto senza purtroppo ottenere ciò che rientrava nei binari della giustizia: il pareggio almeno. Arbitraggio penalizzante? Sì, tuttavia non ci sentiamo di tirar fuori questo aspetto, perché siamo convinti - come ci ha insegnato la scuola Pro Patria - che si debba sempre guardare dove si possono cambiare le cose, cioè dentro se stessi.

Questa è una Pro Patria di talenti. Non inferiori alle passate stagioni, forse superiori, e ci hanno anche un po' spinto a crederlo le amichevoli di quest'estate, nonostante la consapevolezza del fatto che il campionato sia un'altra faccenda. Ma esiste una ragione più forte: li ha scelti Sandro Turotti, questi ragazzi, con la stessa intelligenza, esperienza e dedizione che hanno permesso di selezionare i giocatori precedenti. Come ha affidato questa squadra a Luca Prina, che lui conosce perfettamente e quindi ritiene la persona giusta per raggiungere gli obiettivi societari e portare avanti il progetto.

Partiamo dunque dalla conseguenza logica: noi non abbiamo perso fiducia in questa Pro Patria

Tuttavia, a differenza di quanto abbiamo sentito ieri in conferenza stampa, siamo preoccupati. Preoccupati, perché comunque abbiamo chiuso anche settembre, e non con soli quattro punti in classifica: non è un discorso meramente matematico, il nostro. È questa partita che ci preoccupa.

Citare la rabbia adesso non ci impressiona più. Dopo Padova, dovevamo averne in dosi industriali, e invece che cos'abbiamo visto? È sgradevole finire sotto di tre reti su un campo come quello del Lecco, eppure altro ancora ci ferisce. Che, incassato un gol al secondo minuto scarso, non abbiamo imbastito una regia, tanto rabbiosa quanto efficace, per cambiare il finale del film. Che non si sia visto se non qualche sforzo personale, in quello che si dice (ed è) un grande gruppo. Il mister ha operato dei cambi, certo, che hanno avuto il merito di innescare qualche scintilla nel secondo tempo, ma poi il fuoco si è spento in fretta.

Invece, il fuoco, la lucidità e la rabbia si sono manifestati in modo netto negli avversari, che arrivavano da una sconfitta bruciante. Il Lecco ha trasformato le sensazioni negative in energia positiva, noi no.

Chi ha in mano la macchina fotografica reale, non siamo noi ma il mister e il direttore e aspettiamo fiduciosi che la sequenza di immagini possa cambiare: anzi, deve cambiare già dalla prossima partita. Nemmeno noi vogliamo usare giri di parole a questo punto. Siamo convinti che questa trasferta sia stata un incubo, più ancora per l'approccio che il risultato, il che è tutto dire. Eppure lo sappiamo, che questa Pro si può rialzare, che si rialzerà come dice Luca Prina che non è uomo di promesse vaghe e vane: solo, vogliamo vederlo presto. 

Un Ps volante. Domenica scorsa un giornalista padovano ci ha interpellati così, con un mezzo sorriso: «Com'è che li chiamate voi... tigrotti?». No - gli abbiamo risposto - non siamo stati noi a chiamarci così la prima volta, ma lo sguardo lungo di chi aveva visto uno spirito e previsto il suo futuro.

Abbiamo un dovere: non farci più rivolgere questa domanda, ma batterci perché diventi una esclamazione: «Ah sì, voi siete quelli che chiamano tigrotti». 

Ragazzi, a voi la - lucida - rabbia.

Marilena Lualdi


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