Massimo Tosi, docente, formatore e ricercatore, spiega le ragioni del suo impegno nella campagna elettorale che porta alle elezioni di ottobre. Fra interesse per la politica e tentazione del non voto, fino alla scelta, recentemente ufficializzata, di essere al fianco di Gigi Farioli. Di seguito il suo intervento.
Da sempre la politica mi ha attirato: talora mi ha coinvolto, mi ha fatto sentire parte di una comunità di intenti, talaltra mi ha dato la sensazione di essere “voce che chiama nel deserto”, mi ha disgustato, mi ha fatto sentire orfano. Questa la situazione in cui mi trovavo fino a poco tempo fa: il mio spirito liberale si sentiva “orfano di rappresentanza”. Ho percepito un vuoto, ho provato la desolazione di uno spirito liberale, mosso da principi di rispetto per le idee altrui, caratterizzato da una moderazione capace di ascolto, di cogliere diverse sensibilità e di farne sintesi. Questo mi stava portando a rinunciare al mio diritto / dovere di cittadino di recarmi alle urne per partecipare a un agone che mi rappresentasse in qualche modo.
Ero deluso da una destra rappresentata, fra l’altro, dal sindaco uscente Emanuele Antonelli, eletto con l’appoggio di Forza Italia e poi pronto a passare a Fratelli di Italia, il partito guidato da Giorgia Meloni, che acquisiva voti e consensi solo grazie a un elettorato disilluso, senza più punti di riferimento.
Spesso la gente, anche disorientata dai media, affronta le elezioni amministrative come se fossero lo specchio della politica nazionale, dimentica che essa fa riferimento a persone reali, che hanno una loro storia personale alle spalle, un quadro di valori di riferimento che non possono e non devono essere trascurati.
Conosco Gigi Farioli da tantissimi anni: lui finiva il Liceo più o meno quando io lo iniziavo per poi imparare, nel tempo, ad apprezzarne la coerenza, ancora quando era la voce locale del Partito Liberale. Negli ultimi quindici anni abbiamo lavorato assieme (soprattutto con l’attenzione al mondo musicale, ma non solo), sviluppando un’idea di “fare rete” e di ottimizzare le risorse dell’associazionismo locale solo attorno a progetti culturali capaci di autopromuoversi, in una logica non del “chiedere”, ma del “fare” e in un’ottica di vera collaborazione con le istituzioni, ciascuno spendendo, anche faticosamente e con impegno indefesso, le proprie competenze.
Ne parlavamo qualche tempo fa, ricordando i dieci anni della sua amministrazione come anni di grandi passioni e, perché no, di sogni: non di utopie, ma di desiderio di un cambiamento cui riuscivamo “assieme” a dare concretezza e a realizzare. Da qui la mia richiesta pressante, fatta da amico, ma anche da cittadino, di dare al mondo moderato liberale, ma che nutre in sé anche la voglia di cambiare nettamente metodo, un'occasione, opponendosi a una realtà come quella del centro-destra di Busto.
Gigi non mi ha deluso: parlando, elaborando idee, credendo in quella lealtà ai nostri principi, traditi, si è aperta la possibilità di un sogno. Essere coerenti spesso costa molto e Gigi Farioli ha dovuto sperimentare amare delusioni, ma non ha mai perso la sua coerenza. E mi ha ridato la voglia e la possibilità di sognare ancora.
Al punto che, mai avendo pensato di “entrare in politica” nel corso della mia vita, mi sono sentito entusiasta di partecipare a questo progetto, che tanti chiamano “laboratorio politico”, che segna linee di continuità e apre la strada di un rinnovamento. Spero che con me tanti cittadini di Busto sentano questo impulso a liberare la speranza di cambiamento che ci portiamo tutti nel cuore, memore dei dieci anni della sua amministrazione. Questa possibilità di “sognare ancora”, questo coraggio di andare “contro” gli schemi imposti, andava ripagata: ecco le ragioni della mia candidatura al suo fianco, per mettere le mie competenze nel campo dell’istruzione e della cultura al servizio di una”squadra” che si muove attorno a un’identità di cui Gigi Farioli è il punto di riferimento e l’anima.
Farioli: un uomo leale cui si deve lealtà.