Politica - 24 agosto 2021, 09:00

«Busto Bronx? La risposta al disagio giovanile è nell’inclusività»

Massimo Tosi, candidato con “Forza Busto” a sostegno di Gigi Farioli nelle prossime elezioni, esprime la sua opinione sul problema

Massimo Tosi, "Forza Busto", analizza con durezza i comportamenti negativi (e le politiche per contenerli) visti in centro a Busto

Massimo Tosi, "Forza Busto", analizza con durezza i comportamenti negativi (e le politiche per contenerli) visti in centro a Busto

Giovani protagonisti, in negativo, di troppi episodi che si sono guadagnati gli onori delle cronache. In pieno centro, a Busto, o nelle immediate vicinanze. Massimo Tosi, docente, formatore e ricercatore, in lizza alle prossime elezioni, espone principi, analisi e linee d’azione.  

Secondo lui Busto Bronx si è spostata in centro. «La periferia è rimasta, durante tutto il quinquennio dell’amministrazione Antonelli, nel suo degrado annoso e irrisolto», afferma sempre Tosi che aggiunge: «Le prossime elezioni hanno spinto a risolvere piuttosto la questione lampioni, con una politica più “illuminante” che “illuminata”. Un disagio giovanile crescente si è concentrato in alcune zone, in particolare del centro storico.

Tosi accusa Antonelli, anche nel suo unirsi ai sindaci sulla vicenda del rave party di Valentano, «accompagnato da una richiesta di “maggiori poteri ai sindaci”. Quando, forse, un coordinamento maggiore tra prefettura, amministrazione e forze dell’ordine potrebbe già essere efficace, senza poteri “ulteriori”, richiesti soprattutto da chi è abituato a intervenire ex post, ma solo verbalmente, per dimostrare che c’è.  Quale riflessione, infatti, è mai stata seriamente affrontata rispetto a un fenomeno che certamente è preoccupante e che va affrontato con competenze multiple e con tavoli di lavoro dedicati? Quali analisi della diversità delle fasce sociali che danno luogo a vandalismi, abuso di alcol e uso di stupefacenti?».

Riaffiora la questione di quelli che Tosi definisce «atteggiamenti aggressivi e intimidatori, specie nelle ore serali... diversi dalle “bagarre alcoliche” di piazza Vittorio Emanuele: un cocktail costa tra i 5 e gli 8 euro, per “sballare” devi bere molto. Si tratta di una realtà sociale diversa, fatta per lo più di “figli di papà”, come si diceva una volta, senza contare che i minorenni partecipi di questi piccoli rave cittadini devono avere alle spalle famiglie che li rimpinzano di denaro».  

Ulteriore riflessione: «Dobbiamo senz’altro sanzionare chi dalla porta o dalla finestra distribuisce bevande alcoliche ai minori... ma non è con logiche punitive (se sanzionano il bar, agli avventori che importa?) che si risolveranno questi problemi. Occorre affrontarli con la buona volontà di investire tempo e risorse umane su queste situazioni di disagio, evidenziando, con analisi sociologiche e sociometriche, le diverse componenti e le diverse manifestazioni di violenza e di conseguente degrado sotto il profilo etico comportamentale».

Ancora: «Si debbono individuare metodi, finalità e obiettivi: e in questo non si può improvvisare, bisogna affidarsi a esperti e affrontare con metodo “scientifico” e con interventi capillari le situazioni emergenti, magari facendo riferimento a “buone pratiche” che a livello nazionale sono state oggetto di studio e di pubblicazione. Bisogna riabituarsi a “studiare”. E poi affrontare concretamente le situazioni di drammatico disagio. Drammatico, sì, perché, diceva don Milani, un giovane non è mai cattivo per natura, dietro ci sta una storia personale costituita da molteplici elementi, primo dei quali la famiglia. Quando c’è».

Tosi invita «da uomo di scuola, a ripassare un po’ la biografia di don Milani…  Per farmi capire e per dare un’idea di quello che anche personalmente apporterò come contributo non solo personale, ma attraverso un lavoro di squadra, nella coalizione che sostiene Farioli, metto in campo un ricordo professionale. Negli anni della mia vicepresidenza a scuola, un ragazzo mi combinò uno dei soliti guai insultando pesantemente un professore e ne ebbe una punizione seria, fatta di cinque pomeriggi di pulizia delle cucine. Quando, come mia abitudine, lo richiamai per avere un report del vissuto della punizione (che altro non era che un pretesto di riconoscimento delle regole sociali e di istituzione di un dialogo) mi disse "Sa, è stata dura, vice… però la subirei ancora". Stupito di questo paradosso gliene chiesi ragione: "Vede, per la prima volta qualcuno mi sta parlando. Per la prima volta qualcuno si è occupato di me". Ancora oggi ci rifletto e penso che la scuola, ma anche una buona amministrazione debba “includere”, non “escludere”. Escludere è troppo facile, troppo inconcludente».

I.P.E.

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