Busto Arsizio - 11 marzo 2021, 08:20

IL RICORDO. Il dottor Stella e l'ultimo messaggio ai colleghi: collaboriamo per combattere il virus

Il 23 febbraio 2020, raccogliendo la richiesta del ministero, il presidente dei medici varesini chiede la disponibilità per aiutare negli aeroporti. Ma il Covid è già entrato nel territorio e lui si troverà ad affrontarlo con un'unica arma, la sua generosità

Il dottor Roberto Stella scomparso a 67 anni l'11 marzo 2020

Il dottor Roberto Stella scomparso a 67 anni l'11 marzo 2020

C’è una data che non è registrata in alcun diario della pandemia. È il 23 febbraio e sul sito dell’Ordine dei Medici varesini, il presidente Roberto Stella pubblica un messaggio.

Il titolo è così lapidario da fare male, oggi: Coronavirus. 

Ai colleghi ricorda che si sta collaborando per fronteggiare l’emergenza e «in questo momento ci viene richiesto dal ministero della Salute di fornire i nominativi di medici disponibili a collaborare, in particolare presso gli aeroporti».

Fermare l'avanzata

Il virus prima era in Cina, lontano anni luce, per quanto preoccupante. Adesso ci sono i primi casi, tra cui quello di Codogno, è vero.

Però l’allarme risuona ancora distante, a modo suo. Bisogna andare a combatterlo, a fermare un’ulteriore avanzata: la richiesta del ministero è anche di mobilitarsi negli scali, questi luoghi di incontro dei popoli, luoghi che diventeranno ben presto muti e deserti. E noi, ne abbiamo qui uno, nella nostra terra.

Il dottor Stella riceve la richiesta e fa ciò che ha sempre eseguito: il suo dovere. Lui che è medico, lui che è alpino, presto lo affronterà in tutta la sua imponenza dolorosa. Ma il nemico ha già lasciato l’aeroporto, è tra di noi e e i medici non hanno armi, se non la loro dedizione. Increduli - per usare la definizione del collega Marino Corio che a sua volta verrà ricoverato poche ore dopo e oggi racconta quei momenti di dolore e di coraggio (LEGGI QUI) - non si tirano indietro.

L’11 marzo, quando il dottor Stella “va avanti” come sono soliti dire gli alpini, Busto - e non solo - si sente schiacciata e si rende conto di quanto spaventoso sia questo nemico. L’aveva già intuito, alla notizia del suo ricovero, circolata malamente in un’epoca di tanta predisposizione ai social e molto meno al rispetto.

Per cause di forza maggiore

Domenica 8 marzo, sulla porta del poliambulatorio del dottor Stella era comparso un cartello. Poche parole che invitano i pazienti ad accedere «solo per questioni importanti e inderogabili».

Aggiungendo che la disponibilità dello studio è drasticamente ridotta, per cause di forza maggiore. Già, solo per cause di forza maggiore se ne poteva andare il dottor Stella, lo studio era costretto a chiedere di rimandare tutto il rimandabile.

Quella domenica, davanti alla porta si creò un muto pellegrinaggio: persone che arrivavano, leggevano, restavano incerte a osservare quelle righe. I pazienti si radunavano, il distanziamento era ancora qualcosa a cui non eravamo avvezzi.

Solo tre giorni dopo, il dottor Stella "andava avanti", a 67 anni, e Busto capiva davvero, anche quello che avrebbe finto di non cogliere fino in fondo ancora per un po’ con le bandiere e i canti sui balconi. 

Non sarebbe andato tutto bene. 

Non andava già, tutto bene, e a quel lutto ne sarebbero seguiti altri. Ma allo stesso tempo, la città si ribellava con l’arma che le aveva offerto Roberto Stella: la generosità.

Una nuova consapevolezza

È il momento delle mobilitazioni, delle donazioni che corrono per aiutare l’ospedale con le attrezzature in sua memoria o che servono anche solo ad alleviare le interminabili giornate e notte dei medici e degli infermieri. Allora, sono ancora eroi. 

Oggi rendere omaggio al dottor Stella (LEGGI QUI), rammentare il suo sacrificio e presentare le iniziative in suo ricordo può spingerci verso una nuova consapevolezza. Non solo perché la battaglia non è finita.

L’importante è portare tutto questo in un altro tempo, quando invece finita (o così speriamo, presto) lo sarà. Quei valori in cui il dottor Stella credeva, dovranno servire con la stessa forza. Uno è quello della formazione per chi vuole intraprendere questa professione. Non solo nozioni, ma umanità per prendersi cura realmente dell’altro. E proprio verso il paziente, verso tutti coloro che si avvicinano a un medico, ci vuole quella trasparenza, quel saper parlare chiaro, per affrontare i problemi insieme. 

Un po’ come avvenne a una giovane cronista che tanti anni fa andava a intervistare il dottor Stella. Lo rivede, accanto al dottor Corio (come sempre, le viene da dire). Le sta illustrando un’iniziativa per i colleghi, naturalmente, ma lei avverte a priori il disagio di fronte a tutti quei termini scientifici stampati sul manifesto: di solito, i professori li fanno scorrere volentieri, come per mettere distanza.

Come si fa a chiedere di spiegare bene a un dottore? Ci pensa lui, con il suo sorriso elegante e paziente, a prevenire l’imbarazzo: «Le spiego bene, dal principio».

Ci spieghi dal principio, dottor Stella, ancora una volta come combattere questa guerra.  E anche quando non si hanno armi apparenti, come fare l’unica cosa giusta: il proprio dovere.

Marilena Lualdi

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