Economia - 18 dicembre 2025, 14:35

Sospensioni delle rette e richieste di rimborso: rischio deflagrazione per le RSA lombarde

Quasi metà delle RSA lombarde ha ricevuto richieste di gratuità o sospensione delle rette, con 152 contenziosi già aperti e un quarto delle strutture coinvolte dai rimborsi su ospiti dimessi o deceduti. Il rischio, avvertono gli esperti, è la deflagrazione economica del sistema se la questione non verrà regolata. Lo evidenzia l’indagine condotta dall’Osservatorio settoriale sulle RSA della Liuc Business School

Sospensioni delle rette e richieste di rimborso: rischio deflagrazione per le RSA lombarde

«Potrebbe essere la deflagrazione del sistema RSA, se il fenomeno non sarà governato»: Luca Degani, presidente Uneba Lombardia, va dritto al punto. Neanche l’emendamento alla Finanziaria per stabilire un fondo di 100 milioni di euro a sostegno delle strutture residenziali per anziani sarebbe la soluzione alle richieste di sospensioni del pagamento delle rette da parte dei familiari di persone con malattie neurovegetative, ospiti di RSA.

Il tema è cruciale. All’interno di un campione di 274 realtà lombarde, per un totale di 33.895 posti letto (il 49,5% dei posti letto dell’intera Lombardia), il 43,4% degli enti (quasi uno su due) ha ricevuto richieste di informazioni sulla gratuità del ricovero da parte di ospiti già ricoverati. E il 30,7% delle strutture ha avuto casi di sospensione del pagamento o di richiesta di rimborso, accompagnata da un’azione legale: si parla, al momento, di 152 casi, il 70% dei quali provenienti da RSA con nucleo Alzheimer. 

In dettaglio, la sospensione del pagamento della retta ha riguardato complessivamente 24 strutture (8,8%) per un totale di 54 ospiti. Di questi, in 13 casi è stato chiesto anche il rimborso delle rette già pagate, ma senza azione giudiziaria, dinamica che interessa 12 enti/RSA (4,4%). Nei restanti 9 casi, spalmati su 8 Enti (2,9%), è stata avviata un’azione giudiziaria per ottenere il rimborso delle rette già pagate

Le richieste di rimborso crescono esponenzialmente quando si tratta di ospiti dimessi o deceduti: sono 93 i casi dichiarati, che coinvolgono ben 70 enti, esattamente un quarto del campione. 

Lo evidenzia l’indagine condotta dall’Osservatorio settoriale sulle RSA della LIUC Business School, diretto da Antonio Sebastiano, in collaborazione con Uneba Lombardia, presentata giovedì 11 dicembre all’Università Liuc. 

Il 43% del campione possiede un nucleo Alzheimer e il 77,1% degli enti è non profit, il 19,2% profit e il 3,7% è pubblico. Il campione approssima la distribuzione dell’intero universo delle RSA lombarde non solo per natura giuridica, ma anche per dimensioni e province di appartenenza, con la sola esclusione di una sottorappresentazione dell’ATS Pavia e dell’ATS Montagna.

Il nodo del contendere è che, a seguito di sentenze della Cassazione, si sta diffondendo la richiesta di gratuità delle prestazioni a favore di anziani affetti da Alzheimer. Evidenziando l’aspetto sanitario delle cure, secondo alcune sentenze, il soggiorno in RSA dovrebbe essere considerato alla stregua di una prestazione da Sistema sanitario nazionale.

Un precedente studio, condotto dall’Osservatorio all’interno del nucleo Alzheimer di una RSA lombarda, ha dimostrato che anche in questo setting le prestazioni prevalenti sono quelle di natura assistenziale. «L’incidenza delle prestazioni è per il 63,1% di tipo assistenziale, il 25,2% sanitaria e l’11,6% di tipo alberghiero», ricorda Sebastiano

Il tema resta apertissimo: «Ed è quello della sostenibilità economico finanziaria del settore - rimarca il direttore dell’Osservatorio settoriale sulle RSA della LIUC Business School -, un settore già sottodimensionato rispetto ai reali bisogni della popolazione anziana fragile e non autosufficiente. L’impatto economico di questi ricorsi, se rimane a carico delle strutture, può produrre conseguenze devastanti».

Commenta Degani: «Manca un pronunciamento della politica attraverso un provvedimento normativo che chiarisca in modo puntuale la questione. Non può mancare la compartecipazione al costo, fermo restando la necessità di un maggior coinvolgimento dello Stato nella presa in carico di una popolazione sempre più anziana». 

Redazione

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