Un silenzio composto sotto un cielo terso di una giornata di sole. Limpido come l'anima di una persona sempre votata ad aiutare chi soffre. Sotto quel cielo, questa mattina, non poteva non esserci una folla immensa a gremire la chiesa di San Giovanni Evangelista a Gavirate per l'ultimo saluto a Enrico Ferri, il giovane medico del Circolo di Varese scomparso improvvisamente all'età di 32 anni la scorsa settimana.
La notizia della morte del dottor Ferri (leggi QUI e QUI), medico della Chirurgia dell'ospedale di Circolo di Varese e del Centro di accoglienza straordinaria della Croce Rossa Medio Verbano, ha lasciato sgomente le tantissime persone che lo hanno conosciuto: i colleghi dell'Asst Sette Laghi e della Croce Rossa, gli amici, i pazienti. Tutti loro hanno voluto stringersi anche oggi intorno ai familiari di Enrico- papà Aldo, mamma Elsa e i fratelli Alessandro e Beatrice - per un ultimo toccante e sentito saluto. Perché Enrico Ferri sapeva entrare nel cuore della gente. Facendo del bene, aiutando il prossimo, con la sua professionalità, ma anche con la sua bontà innata e rara sensibilità.
«Enrico - ha detto il parroco di Gavirate, don Marco Casale - ha sempre cercato e desiderato quei "cieli nuovi" e quella "terra nuova" di cui si parla nell'Apocalisse di Giovanni. La sua sensibilità era nota a tutti: la sua dedizione, la sue generosità, la sua attenzione lo hanno portato a immedesimarsi sempre nei bisogni dell'altro. E questa è stata la sua ricerca verso il bello, verso l'amore: una ricerca di pienezza, una ricerca che lo ha portato a dare tanto. E Enrico non ha mai smesso di cercare la via del cuore, non ha mai perso la direzione che lo portava a sintonizzarsi con i bisogni dell'altro. Non ha mai smesso di seguire questa via né smetterà ora. Adesso ha trovato quello che cercava e dall'Alto continuerà a stare vicino a chi amava, alla sua famiglia e a tutti coloro che di lui hanno ancora bisogno».
Grandissima la commozione al termine della cerimonia, quando sono stati letti alcuni messaggi, tra le lacrime e gli applausi delle tante persone che la chiesa non è riuscita a contenere. Le parole del fratello Alessandro hanno toccato il cuore di molti: «E' difficile comprendere il disegno di cosa possa esserci dietro la morte di un ragazzo buono, generoso, amato - ha detto il fratello visibilmente commosso - E' un dolore innaturale ed è troppo difficile per un fratello trovare le parole per descriverlo».
«Ti hanno definito - ha continuato - il dottore dall'animo buono, il medico dolce, il primo ad arrivare e l'ultimo ad andarsene. Invece te ne sei andato prima di tutti. E ora non esistono parole che possano colmare questo vuoto e ogni giorno non sarà più come prima. Noi però vogliamo ricordarti così, come alcuni tuoi pazienti e colleghi hanno detto: un ragazzo di inestimabile valore, volenteroso, appassionato, dolce, capace di mettere sempre gli altri prima di se stesso. Ma oggi guardando questa chiesa così gremita capiamo che non servono parole per spiegare chi eri: le persone che sono qui parlano per te e per tutto ciò che hai compiuto con il tuo sorriso e con il tuo cuore: il vuoto che lasci è immenso, ma immenso è anche il bene che hai seminato. E questo bene continuerà a parlare di te, ogni giorno. Ciao, fratellone».













