Rieccoli, i Freerider. Puntuali da oltre vent’anni come il Natale, più affidabili della neve. L’associazione varesina è pronta a inaugurare una nuova stagione di insegnamento dello sci da seduti per persone con disabilità neuromotoria, che nel mese di marzo a Cortina toccherà il cuore pulsante delle Paralimpiadi.
Nel solco di una tradizione che si rinnova anno dopo anno, le dieci tappe dello Ski Tour Freerider Sport Events 2026 saranno presentate pochi giorni prima di Natale, nella splendida cornice dell’Hotel Bertelli di Madonna di Campiglio: da sempre casa del prologo e del gran finale, previsto nel primo fine settimana di aprile.
La conferma più bella arriva però dagli sciatori in monosci, dall’Italia e dalla Gran Bretagna: ancora prima di conoscere il calendario completo - quest’anno orfano della tappa di Bormio per la concomitanza con le Olimpiadi - fioccano le richieste di informazioni e prenotazioni. Una fiducia che non conosce pause né flessioni.
Un risultato meritato per un’attività unica nelle sue modalità e nei suoi contenuti. Un impegno sociale quanto basta, ma soprattutto una cura maniacale per ogni dettaglio: dalla logistica alle attrezzature, dagli ausili alla formazione, dall’accessibilità all’inclusione. Senza dimenticare la sicurezza, affrontata da anni in collaborazione con il Centro Addestramento Alpino di Moena della Polizia di Stato.
«Una decina d’anni fa mi venne voglia di provare un monosci…»
Il varesino Igor Stella, ex hockeysta della Polha Varese e Campione d’Europa con la maglia azzurra nel 2011, ricorda così il suo primo impatto con questo mondo: «Le attrezzature erano generiche, le lezioni poche e rivolte a piccoli gruppi. Un paio d’ore in pista e poi ognuno per contro proprio. Lasciato l’hockey, l’inverno per me si era svuotato. Così mi sono rimesso alla ricerca di una nuova occasione per sciare. L’incontro con i Freerider è stato folgorante: monosci personalizzati al millimetro per ogni disabilità neuromotoria, indicazioni precise, attenzione alla persona e momenti condivisi in pista e in hotel che mi hanno restituito divertimento, energia e libertà. Niente di paragonabile a ciò che avevo visto prima».
Nessun “hotel per disabili”, solo ambienti realmente accessibili. Nessuna pretesa, solo collaborazioni intelligenti per migliorare sicurezza e autonomia sugli impianti di risalita e in pista.
Un unico grande obiettivo: restituire libertà.
«Matteo Sacchi, uno dei dimostratori in carrozzina dei Freerider, è di Borgomanero come noi – dicono Daniela e Andrea - Durante una cena, parlando con lui, è nata l’idea: far provare a nostra figlia Martina l’esperienza del monosci. Detto, fatto. Ci siamo iscritti ad una tappa dello Ski Tour al Passo del Tonale e lì abbiamo trovato un’accoglienza straordinaria, fatta di competenza, semplicità e calore umano. Fin da subito ci hanno mostrato come poter guidare noi stessi il tandem ski di Martina. È stata un’emozione unica, intensa, capace di aprirci un mondo che pensavamo precluso alla nostra famiglia. Un mondo fatto di neve d’inverno e di sentieri d’estate, grazie anche alle iniziative con le carrozzine motorizzate Triride intorno al Lago di Varese e non solo. Oggi, grazie ai Freerider, coltiviamo un sogno che profuma di libertà: vedere un giorno Martina sciare e divertirsi dove e con chi vuole, in totale autonomia».
«Quando conobbi i Freerider ero all’inizio della mia nuova vita in carrozzina…»
Così racconta Gianni Garbin, maestro di sci di Recoaro: «Ho imparato a sciare prima ancora di camminare. Ero maestro, direttore di scuole sci. La testa era quella di sempre, ma il mio corpo non rispondeva più come prima di quel maledetto incidente. È stato durissimo accettare di dover chiedere aiuto, ascoltare, sbagliare, cadere. Ma in Freerider ho trovato persone che avevano vissuto prima di me ciò che stavo affrontando io. Avevano più esperienza di me sugli attrezzi, sugli ausili, su quel nuovo modo di stare in pista. Operatori, volontari, compagni di viaggio: una medicina amara ma salvavita. Una cura che poi ho potuto trasmettere a chi è arrivato dopo di me: chi voleva imparare da zero, chi perfezionare la tecnica, chi semplicemente ritrovare la possibilità e il coraggio di sciare con un amico o un genitore. Essere una persona con disabilità mi ha insegnato che chiedere aiuto è solo una piccola parte del cammino: il resto lo fai tu, con la tua testa e il tuo corpo. Ogni tappa dello Ski Tour è molto più di una sciata: è una scuola dove impari a riprenderti in mano la vita e a ritrovare pezzi vitali di te stesso».
«Olimpiadi e Paralimpiadi, l'opportunità e il nuovo miracolo»
Dopo il prologo di Madonna di Campiglio - dove, oltre alla presentazione ufficiale, verranno testati mezzi e materiali - lo Ski Tour riprenderà nel primo fine settimana di gennaio a Sestola, con l’appuntamento dedicato ai bambini con spina bifida dell’Associazione Spina Bifida Italia. Poi la carovana arancione dei Freerider attraverserà Toscana, Abruzzo, Veneto e per poi chiudere la stagione in Trentino Alto Adige.
«Quest’anno mantenere dieci tappe è stata una vera impresa», racconta il presidente di Freerider Sport Events, Giulio Broggini. «Olimpiadi e Paralimpiadi sono una grande opportunità, ma rendono complessi gli spostamenti e fanno lievitare i costi. Nonostante tutto, il nostro responsabile tecnico Nicola Busata ha compiuto l’ennesimo miracolo: un calendario equilibrato, ospitato da strutture e infrastrutture eccellenti. Unico rammarico è dover rinunciare a Bormio, una sede che amiamo e dove torneremo certamente nel 2027».
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