La sala di via Montello, nel quartiere dei Ronchi a Gallarate, ieri sera era gremita. Residenti, commercianti, famiglie e anziani: tutti riuniti per parlare di sicurezza. Il tema non è nuovo, ma l’urgenza sì. L’assemblea sul Controllo di Vicinato arriva infatti dopo settimane che hanno scosso la comunità gallaratese, riportando al centro il bisogno di protezione, attenzione reciproca e presenza sul territorio.
A preoccupare sono innanzitutto i furti nelle abitazioni. Solo pochi giorni fa era toccato alle case di via Covetta e via Monterosso, sempre nella stessa zona. Episodi che confermano come l’inverno, il buio anticipato e i rientri serali tardivi rappresentino un’occasione favorevole per i ladri, capaci di muoversi in pochi minuti e colpire quando le abitazioni sono vuote.
Ma la microcriminalità non si ferma qui. La città dei due galli continua a fare i conti anche con episodi di violenza giovanile, come l’aggressione avvenuta poche settimane fa ai danni di un ragazzo, picchiato da due coetanei per rubargli un paio di scarpe. Non meno preoccupante resta la situazione nella zona della stazione, da tempo teatro di spaccio e tensioni, fino ad arrivare alla brutale aggressione sessuale di via Pegoraro dello scorso 21 novembre.
Dentro questo scenario, la partecipazione alla riunione di via Montello racconta di una città che non intende restare spettatrice. Il Controllo di Vicinato, spiegato dai referenti presenti con il supporto della Polizia Locale, nasce dalla volontà di rendere i cittadini protagonisti attivi nella prevenzione. L’obiettivo non è sostituirsi alle forze dell’ordine, bensì osservarne l’azione, supportarla e anticiparla segnalando tempestivamente ogni anomalia, ogni movimento sospetto, ogni auto che non dovrebbe esserci.
Chi aderisce al progetto non fa ronde, non interviene direttamente e non mette a rischio la propria incolumità. La chiave è la collaborazione: osservare, comunicare, condividere informazioni certe con un coordinatore che funge da ponte con la Polizia Locale e con i carabinieri. È un modo per restituire coesione ai quartieri, ricostruire quel rapporto di buon vicinato che un tempo era naturale e che oggi può fare la differenza tra un furto sventato e uno subito.
L’assemblea, promossa da Marco Colombo, presidente del consiglio comunale e ronchese doc, e Marco Gorlini, fisioterapista con lo studio proprio in via Montello, ha avuto un obiettivo chiaro: spiegare, chiarire e condividere le finalità del Controllo di Vicinato, progetto che sta crescendo rapidamente a Gallarate. «La prima volta che ci siamo trovati eravamo in cinque; ora guardate questa sala», ha esordito Gorlini, guardando il pubblico seduto in ogni posto disponibile.
All’incontro sono intervenute figure istituzionali e operative che ogni giorno lavorano sul territorio. Alfonso Castellone, referente dell’Associazione nazionale Controllo di Vicinato, ha aperto sottolineando il valore della coesione: «Essere coesi e fare gruppo è la nostra forza. Sabato abbiamo festeggiato i dieci anni dell’associazione, anche se operiamo dal 2013. Siamo volontari e portiamo questo progetto in tutta Italia». Ha ricordato che il Controllo di Vicinato non è una ronda, non comporta rischi, non sostituisce le forze di polizia e non è “controllo del vicino”: «Non siamo contro nessuno, nemmeno contro gli stranieri. Siamo contro i malfattori».
Il Vice Commissario Giovanni Langella della Polizia Locale ha ribadito la natura istituzionale del progetto: «Voi siete i nostri occhi. È un’iniziativa che nasce dal Ministero dell’Interno e della Difesa ed è efficace solo se tutti collaboriamo con serietà, responsabilità e correttezza». Langella ha inoltre richiamato l’importanza di non lasciare indietro gli anziani e chi non usa gli strumenti digitali: «Non isoliamo chi non ha WhatsApp o non è tecnologico. Anche loro fanno parte della comunità e possono contribuire».
L’agente Vincenzo Mazzaferro ha evidenziato la crescita significativa dei gruppi in città: «I gruppi sono sempre più numerosi. Non abbiate paura di confrontarvi con i vostri vicini, possiamo darci una mano a vicenda». Un incoraggiamento che ha trovato immediata sponda nel racconto dei casi virtuosi: Cedrate, primo quartiere gallaratese ad attivarsi, è oggi un modello con 14 gruppi e 444 iscritti, nati dal comitato di quartiere e cresciuti strada dopo strada. Un esempio che ha dimostrato anche come il Controllo di Vicinato, se ben gestito, possa favorire segnalazioni utili non solo per la sicurezza, ma anche per buche stradali, illuminazione non funzionante e piccoli disservizi.
Anche l’assessore alla sicurezza Germano Dall’Igna ha portato un’osservazione sul progetto: «La sicurezza non è un muro che ci difende: è un patto che ogni giorno scegliamo di rinnovare insieme. È fatta di occhi attenti, di vicini che si parlano, di persone che decidono di non lasciare soli gli altri. Un quartiere è sicuro quando chi lo vive sente che quella è davvero casa sua». L’assessore ha ricordato come il Controllo di Vicinato non sia una soluzione assoluta, ma un motore di comunità: «Trasforma un insieme di cittadini in una rete solidale. E i risultati si vedono: segnalazioni tempestive, truffe sventate, collaborazioni concrete».
Oltre a Marco Colombo e a Germano Dall’Igna, l’assessore alla cultura Claudia Mazzetti e l’assessore ai servizi comunali Stefania Picchetti, segno di un forte interesse istituzionale verso un fenomeno che coinvolge ormai tutta la città.
Castellone ha poi spiegato il ruolo del coordinatore, figura chiave che collega ogni gruppo alle Forze dell’Ordine: raccoglie indizi, diffonde informazioni affidabili tramite passaparola, messaggi o WhatsApp, accoglie i nuovi residenti informandoli sulle buone pratiche e filtra le segnalazioni per una collaborazione ordinata ed efficace.
Nel corso della serata sono stati ricordati alcuni comportamenti utili alla prevenzione: ritirare la posta del vicino quando è in vacanza, non lasciare finestre aperte neppure per brevi assenze, non diffondere fake news né guardare con sospetto la vita privata degli altri. Le segnalazioni, è stato ribadito più volte, devono essere indirizzate prima alle Forze dell’Ordine e poi al gruppo di quartiere, evitando l’uso improprio dei social o chat invase da saluti e auguri.
Il progetto continua a espandersi: ad oggi, nel territorio comunale sono attivi 26 gruppi per un totale di circa 700 partecipanti, con l’ultimo costituito appena venerdì 28 novembre nel quartiere di Cajello.