I report con i più recenti esiti del test INVALSI non mentono. Queste prove, incaricate di misurare il livello formativo raggiunto, certificano che gli studenti che frequentano una scuola superiore quadriennale hanno risultati mediamente più alti in italiano e matematica rispetto a chi ancora segue il classico ciclo formativo distribuito su cinque anni.
«Questa è la conferma che tanti anni fa ci avevo visto giusto quando fui tra i primissimi a sposare il progetto di riforma della scuola secondaria di secondo grado, introducendo la possibilità di arrivare alla maturità con dodici mesi di anticipo», spiega Mauro Ghisellini, direttore della struttura ACOF Olga Fiorini di Busto Arsizio e fresco di conferma quale componente del Comitato Scientifico nazionale voluto dal ministero proprio per monitorare e aggiornare costantemente la proposta quadriennale all’interno delle scuole.
«Era il 2013 – ricorda Ghisellini – quando a Busto nasceva il Liceo dell’Innovazione, fiore all’occhiello della nostra The International Academy e tra i primissimi esempi di quella ambiziosa sperimentazione. D’altronde altre nazioni europee avevano adottato quel modello e il risultato era che la preparazione risultava spesso migliore, più dinamica e anche adeguata alla successiva individuazione di un percorso universitario o tecnico. Per questo fui tra coloro che più insistettero per replicare quella opportunità anche da noi».
La sua convinzione è che arrivare al diploma in un anno in meno non significhi studiare meno o più frettolosamente. «La verità è che si tratta di un percorso anche più faticoso di quello classico, perché richiede concentrazione e costanza. Ma non bisogna vedere la scuola quadriennale come una compressione del programma, perché si tratta di un modo assolutamente differente di fare scuola». Un concetto che Mauro Ghisellini ha spiegato bene nel libro-intervista “L’innovatore della scuola”, che è stato dato alle stampe da poche settimane e lo vede protagonista di una lunga riflessione sul mondo dell’istruzione. «Fare le superiori in quattro anni significa crearsi una solida cultura di base, dando spazio alle lingue straniere, in modo da poter poi scegliere il proprio percorso specifico in maniera consapevole e con gli strumenti giusti».
Le analisi del Ministero dell’Istruzione e del Merito confermano questo processo in corso: in Italia – e ancor più in Lombardia – gli indirizzi di quattro anni stanno registrando una crescita esponenziale e gli iscritti hanno mediamente voti più alti e percorsi universitari più soddisfacenti. «Ma la vera evoluzione – insiste il direttore di ACOF – è che quella che era nata come un’opportunità di tipo liceale si sta velocemente espandendo alle scuole tecniche e professionali, com’era logico che fosse. La scelta del ministro Giuseppe Valditara di spingere sulla formula del 4+2, in cui diventa decisivo l’abbinamento con il biennio in un ITS, non può che essere vista favorevolmente dai giovani che vogliono imparare una professione tecnica moderna e dalle aziende che hanno bisogno di dipendenti altamente specializzati.
Gli ITS sono delle vere e proprie università, con la caratteristica di avere una fortissima componente laboratoriale. Arrivarci un anno prima, avendo le basi per affrontare la formazione specialistica in maniera adeguata, è solo un vantaggio».
Per questo Mauro Ghisellini, che del Comitato Scientifico fa parte dal 2022 (cioè, da quando venne istituito), è pronto a portare nuove idee anche nel corso del triennio di mandato appena cominciato: «Non ho dubbi che le superiori quadriennali siano il futuro e non resta che insistere per la strada tracciata».







