Cronaca - 13 novembre 2025, 12:35

Del Grande, l'analisi della criminologa: «La sua fuga nei luoghi d’origine non è nostalgia, ma un ritorno dove il trauma ha preso forma»

A commentare il nuovo arresto del quarantanovenne di Cadrezzate è Roberta Catania, criminologa e psicologa forense: «Nei delitti familiari la dinamica centrale è quasi sempre la stessa: controllo, tensione, una sensazione di dominio subìto che può essere concreta o solo percepita. L’omicida familiare non agisce d’impulso, ma arriva all’atto estremo dopo anni di conflitto identitario, con figure vissute come oppressive o svalutanti»

Prima la fuga e poi il fermo di Elia Del Grande hanno tenuto banco negli ultimi giorni nelle cronache dell'Alto Varesotto, e non solo. A questo proposito, ha espresso il proprio pensieri Roberta Catania, criminologa, psicologa forense e divulgatrice, che ha così commentato la vicenda.

«Il ritorno di Elia Del Grande nei luoghi d’origine non è un dettaglio curioso - afferma Catania - Dice molto della psicologia di chi fugge ma finisce per tornare proprio dove la sua storia è nata e si è spezzata». 

«Nei delitti familiari - continua la criminologa - la dinamica centrale è quasi sempre la stessa: controllo, tensione, una sensazione di dominio subìto che può essere concreta o solo percepita. L’omicida familiare non agisce d’impulso, ma arriva all’atto estremo dopo anni di conflitto identitario, con figure vissute come oppressive o svalutanti. La violenza diventa la soluzione patologica a un senso di soffocamento che non trova altra via d’uscita». 

«Il rientro nei luoghi del passato non è nostalgia - conclude Catania - È una spinta quasi automatica a tornare dove il trauma ha preso forma, una coazione a ripetere che porta a cercare, senza riuscirci, un controllo mai davvero ottenuto. In questo movimento di ritorno c’è tutta la traccia di un conflitto che resta aperto, anche dopo decenni».

Redazione