Politica - 28 ottobre 2025, 07:24

Infermieri, Albani: «Bene gli aiuti esteri, ma la priorità è valorizzare i professionisti italiani»

Il segretario della Lega, assessore all'economia del Comune di Busto e infermiere, commenta l'iniziativa di Regione Lombardia: «Servono riforme strutturali, non solo soluzioni tampone, per rendere la professione di nuovo attrattiva»

Infermieri, Albani: «Bene gli aiuti esteri, ma la priorità è valorizzare i professionisti italiani»

Il dibattito sulla sanità lombarda si accende con l'arrivo di infermieri reclutati all'estero, un'iniziativa promossa dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, per far fronte a una carenza di personale ormai cronica. Sulla questione interviene una voce che unisce l'esperienza sul campo a quella istituzionale: Alessandro Albani, assessore al Comune di Busto Arsizio, segretario della Lega, ma anche infermiere di professione.

Albani apre a una visione pragmatica, senza preclusioni ideologiche, ma non manca di puntare i riflettori sui problemi strutturali che affliggono la professione in Italia. L'assessore non condanna l'iniziativa regionale, riconoscendone la natura emergenziale. Anzi, cita un'esperienza diretta e positiva: «A giugno ho personalmente accolto sei infermiere provenienti da El Salvador, considerando quel percorso un esempio positivo di integrazione basato su merito, competenza e rispetto delle regole. Professionisti formati, con preparazione linguistica e culturale, in grado di comprendere valori e necessità del nostro sistema sanitario».

Tuttavia, superata la logica dell'emergenza, Albani sposta l'attenzione sulla vera priorità: i professionisti italiani. «Allo stesso tempo, però, ritengo fondamentale valorizzare gli infermieri italiani, che da sempre sostengono il sistema con professionalità e sacrificio, spesso a fronte di condizioni economiche e lavorative non adeguate».

Per l'assessore-infermiere, l'importazione di personale non può essere l'unica risposta a un problema che viene da lontano. Le cause della fuga dalla professione e verso l'estero sono note e profonde. «La carenza è nota da anni e, a livello nazionale, è mancata una strategia efficace», sottolinea Albani, spiegando che «molti colleghi scelgono l’estero non solo per motivi economici, ma anche per turni gravosi, scarse prospettive di carriera e poca formazione».

La ricetta per rendere di nuovo attrattivo il mestiere infermieristico, secondo Albani, passa per misure concrete. Non soluzioni tampone, ma un piano organico che includa «migliori condizioni lavorative, incentivi e welfare come bonus e sostegni alla famiglia, agevolazioni abitative e di trasporto, e reali possibilità di crescita professionale».

Il richiamo è a un passato recente e doloroso, quello della pandemia, quando la categoria fu messa su un piedistallo per poi essere dimenticata. «Durante la pandemia gli infermieri sono stati definiti “eroi”, ma terminata l’emergenza sono tornati spesso invisibili. È importante intervenire con urgenza, perché senza infermieri non c’è futuro per il sistema sanitario».

In questo contesto, Albani trova una sponda nelle recenti dichiarazioni del governatore Fontana sull'autonomia differenziata, vista come strumento per migliorare le condizioni del personale sanitario. «Condivido e apprezzo le parole del presidente Attilio Fontana», afferma l'assessore, citando l'impegno del governatore a lavorare per «aumentare gli stipendi e valorizzare i nostri professionisti sanitari» tramite «riforme vere, non soluzioni tampone».

L'auspicio finale di Albani è un appello accorato alla politica, affinché questa volta si vada oltre le parole. «Mi auguro che questa volta il “grido” della professione venga davvero ascoltato, con riforme strutturali e non solo soluzioni temporanee».

Giovanni Ferrario

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