È un attacco che scuote quello proposto da Matteo Lancini agli olgiatesi. Abbiamo creato una società che non tollera il pianto, il disagio, la fragilità. Abbiamo chiesto ai ragazzi di essere se stessi, ma di non disturbare. Di brillare, ma senza mostrare le crepe. Di esistere, senza emozionare troppo. È da qui che nasce il vuoto adolescenziale: dall’aver chiuso la porta alle emozioni che ci mettono a disagio.
Una serata per ascoltare i giovani, finalmente
All’Area 101 di Olgiate Olona, venerdì 24 ottobre, la sala era gremita. Genitori, insegnanti, educatori: tutti seduti ad ascoltare le parole del noto psicoterapeuta Matteo Lancini, ospite di una serata organizzata dal Rotary club Busto-Gallarate-Legnano-Ticino in collaborazione con i servizi sociali del Comune di Olgiate Olona e con il supporto del Rotary Parchi Altomilanese e Rotary club Castellanza.
L’impegno del territorio
A prendere la parola per primo è stato l’assessore ai servizi sociali Leonardo Richiusa, che ha voluto rimarcare una direzione chiara: «Questo è il primo evento di un percorso che continuerà. La nostra amministrazione ha deciso di prendere di petto il problema. Stasera parliamo ai genitori e alla comunità educante, in un secondo momento parleremo direttamente ai ragazzi. Sono sulla bocca di tutti: ora iniziamo ad ascoltarli davvero».
E ha ricordato il prossimo incontro, in programma venerdì 7 novembre sempre all’Area 101 quando, partendo dalla frase “Verso l’infinito e oltre”, si richiamerà il coraggio di andare oltre i propri limiti e non fermarsi davanti alle difficoltà, guardando sempre più lontano.
Il coraggio di guardarsi allo specchio
Altrettanto significativo l’intervento di Carlo Casavecchia, presidente del Rotary club Ticino, che ha introdotto Lancini con una domanda provocatoria: «Ci hanno chiamati perché tra le attività del Rotary c’è la salute mentale e fisica dei giovani. Ma prima di chiederci cosa non va nei ragazzi, dobbiamo domandarci: chi sono oggi gli adulti? Che mondo abbiamo costruito?».
Una riflessione che ha aperto perfettamente il discorso di Lancini e del suo libro “Chiamami adulto”: un testo che scuote e mette gli educatori davanti alle proprie responsabilità.
Il coraggio di guardarsi allo specchio
«Prima domanda da porsi: chi sono oggi gli adulti? Che mondo ho creato?» ha rilanciato Cristiano Castellazzi introducendo Lancini e il suo libro “Chiamami adulto”, un testo che non addolcisce, che non assolve. Un libro che dà uno schiaffo agli adulti, chiamandoli alla responsabilità.
Lancini è stato diretto: non c’è più tempo per puntare il dito contro Internet, l’unico capro espiatorio che ci fa stare comodi. «Non possiamo incolpare i ragazzi per una società che abbiamo creato noi», ha ribadito. Una società individualistica, ipercompetitiva, che vuole regolamentare smartphone e social solo quando disturbano gli adulti, salvo poi essere la prima a inciampare nelle chat di gruppo alle 13.05.
La vera emergenza: emozioni messe a tacere
Il vero disastro educativo non è il digitale. È la rimozione delle emozioni scomode. Il paradosso, denuncia Lancini, è brutale: abbiamo educato generazioni al sorriso obbligatorio, alla performance continua, alla felicità come dovere. «Sii te stesso, ma non farmi sentire ciò che mi mette a disagio», è stata la consegna nascosta. Così le emozioni finiscono per incancrenirsi, trasformandosi talvolta in comportamenti violenti, perché nessuno ha insegnato ai giovani a far loro spazio.
Il patto educativo spezzato
Il patto tra adulti e ragazzi esiste, ma è scritto a metà. Da piccoli, i bambini sono accolti, desiderati, attesi. Crescendo, quel patto improvvisamente si interrompe: tutto va bene, purché non diano fastidio. L’adulto chiede sempre lo stesso favore: aspettare “un attimino”. E l’adolescente smette di bussare alla relazione.
«Ogni ragazzo è unico. Ma quando fa comodo diventano tutti uguali» incalza Lancini. La soluzione non è standardizzare, ma saper vedere chi abbiamo davvero davanti. La domanda giusta non è “come ti comporti?”, ma «Come ti senti davanti allo specchio?».
Il corpo che urla dove l’emozione tace
Nella società della pornografia emotiva, anche il corpo è diventato terreno di battaglia. Ragazze che lo nascondono, altre che lo sovraespongono: nessuna delle due strade nasce da una vera padronanza affettiva, ma da un bisogno disperato di esistere agli occhi dell’altro. Perché, quando le emozioni non trovano voce, urla il corpo.
Un invito urgente alla relazione autentica
Non servono proibizioni, regole blindate, semplificazioni puerili che fanno respirare solo gli adulti. Serve una rivoluzione più difficile: accettare che i ragazzi provino emozioni che ci fanno paura. Solo così torneranno a fidarsi di un mondo adulto che oggi, troppo spesso, appare incoerente e distante.
Lancini lo ha detto con chiarezza: il vuoto adolescenziale nasce dove l’ascolto si interrompe. E oggi quell’ascolto va riaperto, con coraggio. Perché i giovani non chiedono la perfezione: chiedono presenza. Chiedono adulti che non scappino davanti a una lacrima.




