Sport - 25 settembre 2025, 13:12

Gesti, parole e la magia della scherma: il Maestro Toràn incanta al museo

Da "spezzare una lancia" a "partire in quarta": una serata all'Accademia della Scherma che ha svelato i segreti del nostro linguaggio nati in pedana, un viaggio affascinante alle radici di espressioni quotidiane per riscoprire la scherma come patrimonio culturale vivo e presente e non solo come una disciplina sportiva

Il Maestro Giancarlo Toràn

Il Maestro Giancarlo Toràn

C'è un luogo in città dove il tempo sembra essersi fermato, un salone elegante dove le coppe scintillanti e i cimeli storici raccontano decenni di trionfi. Non è solo un museo, ma il cuore pulsante dell'Accademia della Scherma Andrea Felli, uno spazio magico che mercoledì sera si è trasformato in un salotto culturale per il nuovo appuntamento del ciclo "La scherma si racconta".

In questa cornice, alla presenza dell'assessore alle politiche educative Chiara Colombo, il maestro Giancarlo Toràn ha incantato la platea con un viaggio affascinante dal titolo "La Scherma quotidiana: Gesti e parole che non ti aspetti". Una narrazione appassionata che ha svelato come questa disciplina ora solo sportiva abbia intessuto la trama del nostro linguaggio di tutti i giorni, lasciando un'eredità che usiamo costantemente, spesso senza rendercene conto.

Quante volte, per esempio, abbiamo detto di voler "spezzare una lancia" a favore di qualcuno? Il maestro Toràn ha riportato l'espressione alla sua origine cavalleresca, molto diversa dal significato odierno. «Quando i cavalieri facevano queste azioni dimostrative – ha spiegato – c'erano le dame a vedere, c'era magari il re. Si poteva decidere di ripetere l'esibizione spezzando un'altra lancia, fatta apposta per rompersi, in onore di qualcuno. E quindi, ecco che 'spezziamo un'altra lancia in favore di questo o in favore di quello».

Con la sapienza di chi ha dedicato una vita intera a questa disciplina, Toràn ha dimostrato come la scherma non sia solo uno sport, ma un universo culturale immenso. Dal "partire in quarta", che non ha nulla a che fare con le automobili ma indica uno scatto fulmineo da una posizione di guardia tipico della scherma, all'"essere puntigliosi", derivato dal "puntiglio" della spada, ogni termine è stato un tassello di un mosaico che lega il presente a un passato di onore e destrezza. L'evento, che gode del patrocinio della Città di Busto Arsizio, si è confermato un'occasione preziosa per riscoprire un patrimonio nascosto.

Ma il Maestro ha voluto lanciare anche una riflessione profonda, un monito sul valore delle parole oggi. «Una ricerca ha concluso che gli studenti di allora conoscevano circa 1600 parole. Gli studenti di oggi pare che ne conoscano 300» ha sottolineato con una punta di preoccupazione. «Questo significa un grosso limite per la capacità di pensare. È una cosa di cui dovremmo preoccuparci tantissimo». Un messaggio potente, che trasforma un incontro culturale in un invito a custodire e arricchire il nostro linguaggio, proprio come uno schermidore custodisce la sua lama.

L'entusiasmo e gli applausi finali hanno suggellato il successo di una serata che ha unito storia, sport e lingua italiana. L'appuntamento è già fissato per la prossima conferenza, "La spada e lo Spirito: Scherma, Cristianità e il significato del Giubileo" in programma mercoledì 22 ottobre, per continuare a esplorare, insieme, i mille volti di questa nobile arte.

Giovanni Ferrario

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