Il viaggio di Valerio Fazio (@reveliozaifa) nel cuore della provincia non conosce sosta (LEGGI QUI). L'esploratore social, originario di Busto e oggi residente a Gorla Minore, continua a mappare il territorio con il suo inconfondibile mix di ironia e curiosità. La sua attenzione si è concentrata ancora una volta sulla Valle Olona e, dopo le tappe precedenti, oggi è stato il turno di Solbiate Olona, vestito con una maglia dell'Olympique Marsiglia e sventolando una bandiera del Brunei (QUI IL LINK).
Il video si apre con una delle sue classiche provocazioni, sempre ironiche e con il sorriso sulle labbra, tra la vietta che porta alle scalette («Dimmi se non ti viene voglia di spacciare in questo angolo di Solbiate») e il circolo Vittorio Veneto (dove «i vecchi bestemmiano»).
La puntata entra nel vivo con una sorpresa che stravolge uno dei suoi tormentoni. Arrivato davanti alla Chiesa Parrocchiale di Sant'Antonio Martire, in centro, Valerio non trova il solito portone sbarrato, ma riesce a entrare. All'interno, documenta la particolare Via Crucis e un angelo con «l'ala buggata». Ma l'ordine dell'universo viene presto ristabilito: giunto davanti al Santuario del Sacro Cuore in Piazza Garibaldi, il verdetto è inappellabile: «la chiesa è chiusa».
Stavolta, però, il vero colpo di scena è l'assenza del momento dialetto. La sua missione linguistica fallisce nel cortile all'angolo tra via Sant'Antonio e via Sant'Anna, dove si trova la sede della Protezione Civile. «Non hanno voluto partecipare perché non avevano tempo», scherza, dopo aver tentato invano di coinvolgere una manciata di solbiatesi.
Il tour prosegue tra i luoghi simbolo del paese: dai pannelli che raccontano la storia del Cotonificio, fino alla famosa scaletta che scende in valle, con la sua grotta della Madonnina restaurata. È qui che Valerio ci mostra il fiume Olona, «il King», con le sue due anime — quella industriale delle aziende dismesse e quella naturale della ciclabile — dove è solito andare a correre.
La parte finale si concentra in Piazza Guglielmo Marconi, dove si trovano il Monumento ai Caduti, una panchina rossa e, infine, il municipio. Niente «giallino» questa volta, ma un colore indefinibile che lui battezza genialmente «colore squaraus».
Un'altra svaresata archiviata, dimostrando che ogni comune ha una storia da raccontare, anche quando i suoi abitanti sono troppo di fretta per prestarsi a partecipare al format che sta riscuotendo sempre più proseliti, in provincia e non.