Parte la petizione, voluta dal Gruppo regionale del Pd, che punta a raccogliere firme per chiedere lo “Stop alla tassa sanitaria sui frontalieri – Rispettiamo gli accordi Italia-Svizzera”, come recita il titolo dell’iniziativa.
«È rivolta al presidente della Regione Lombardia, all’assessore al Welfare, al consiglio regionale perché vogliamo far capire quanto sia errata e ingiusta questa nuova gabella sui nostri lavoratori di frontiera», dicono i promotori dem Samuele Astuti e Angelo Orsenigo, annunciando che le firme verranno raccolte sulla piattaforma Change.org a questo link.
Le motivazioni della richiesta sono presto dette: «La tassa sanitaria introdotta dalla legge di bilancio statale per il 2024 è stata definita da esponenti della Regione Lombardia come una “giusta compensazione”, nonostante le evidenti criticità e le proteste da parte dei lavoratori e delle loro rappresentanze. Inoltre, la sua applicazione ha generato confusione e incertezza, con le aziende sociosanitarie lasciate senza indicazioni chiare e i lavoratori frontalieri costretti a fare chiarezza su obblighi non definiti», spiegano i due consiglieri Pd.
«Persino in Canton Ticino la politica comincia a muoversi, chiedendo al Governo federale di intervenire con quello italiano affinché la tassa sulla salute non venga applicata in quanto contraria all’articolo 9 del nuovo accordo, che prevede diritto esclusivo della Svizzera a tassare il reddito da lavoro del vecchio frontaliere», aggiungono i dem.
Per questo la petizione chiede a Regione Lombardia di sospendere immediatamente l’applicazione della nuova tassa sanitaria a carico dei lavoratori frontalieri, ritenuta ingiusta e in contrasto con gli accordi bilaterali tra Italia e Svizzera del 2020. Ma anche di «rispettare gli impegni assunti nel quadro dell’accordo fiscale che prevede per i vecchi frontalieri la tassazione esclusiva in Svizzera e non contempla ulteriori oneri sanitari a carico dei lavoratori. E poi di evitare di scaricare sui lavoratori o sui Comuni di confine l’onere di una tassa che non garantisce alcun servizio aggiuntivo e che rischia di penalizzare ulteriormente categorie già colpite da altre restrizioni. Infine, di avviare un confronto serio e trasparente con sindacati, amministratori locali e rappresentanti dei lavoratori frontalieri, al fine di trovare soluzioni condivise che non ledano i diritti acquisiti e il principio di equità fiscale», concludono Astuti e Orsenigo.