Valle Olona - 17 settembre 2025, 17:22

Caputo: «Una famiglia sfrattata a Castellanza dopo trent'anni. Manca non solo una casa ma una risposta pubblica»

Il castellanzese, che afferma di non voler intervenire come ex consigliere bensì come cittadino, dichiara: «Questa vicenda non riguarda solo chi ha perso un tetto, ma chiunque in questa città si possa trovare in una condizione di fragilità e possa temere di essere lasciato solo»

Caputo: «Una famiglia sfrattata a Castellanza dopo trent'anni. Manca non solo una casa ma una risposta pubblica»

Una famiglia che dopo trent'anni si trova senza casa e in grande difficoltà. A raccontare la storia è Mino Caputo, ex consigliere comunale a Castellanza che però precisa di intervenire in qualità di cittadino.

«Dopo oltre trent’anni trascorsi nello stesso appartamento, oggi, mercoledì 17 Settembre 2025, una famiglia storica castellanzese si è trovata sfrattata senza avere un posto dove andare - afferma Caputo - Una storia che colpisce non solo per la sua durezza, ma soprattutto per il silenzio istituzionale che l’ha accompagnata». Dietro lo sfratto - afferma sempre il castellanzese - non c'è morosità, ma la necessità di fare lavori nell'appartamento da parte della proprietà. Il nucleo familiare è composto da tre persone, tra le quali una invalida al 100%. 

«Nonostante i servizi sociali fossero stati messi al corrente della vicenda fin dalle prime comunicazioni  dello sfratto - dice sempre Caputo - l’intervento dell’ufficiale giudiziario è avvenuto senza che la famiglia avesse una soluzione abitativa alternativa. Tentativi nel mercato privato sono stati fatti, ma con risultati insostenibili sul piano economico... A mancare, in questa vicenda, non è solo una casa, ma soprattutto una risposta pubblica, umana e amministrativa. Perché se è vero che la proprietà privata è tutelata dalla legge, è altrettanto vero che i diritti delle persone fragili – in particolare degli anziani – devono trovare un bilanciamento concreto nelle azioni di chi amministra il territorio».

A fare rumore - continua Caputo che si rivolge al sindaco Borroni e si dice indignato - più dello sfratto è «il silenzio che l’ha circondato». E conclude: «Questa vicenda non riguarda solo chi ha perso un tetto, ma chiunque in questa città si possa trovare in una condizione di fragilità e possa temere di essere lasciato solo. Il silenzio o l’inerzia delle istituzioni in momenti come questi lancia un messaggio pericoloso: che nessuno è davvero al sicuro, neppure dopo trent’anni di regolare convivenza e correttezza. Ciò che si chiede non è l’impossibile, ma una rete di protezione reale, fatta di ascolto, interventi tempestivi, collaborazione concreta tra Istituzioni e attenzione alle singole storie umane, tutte nessuna esclusa. Un'amministrazione si misura anche – e soprattutto – da come tratta chi non ha voce, chi non ha potere, chi ha solo bisogno di aiuto».

Redazione

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