Decennale dell’esenzione D99 ticket per donne BRCA mutate ad alto rischio oncologico: un traguardo nato in collaborazione con CAOS, EUROPA DONNA ITALIA e FAVO proprio in ATS Insubria
Nel settembre 2015, Regione Lombardia ha approvato una misura pionieristica: l’esenzione dal ticket sanitario per le donne portatrici di mutazioni genetiche BRCA1 e BRCA2, ad alto rischio di sviluppare il tumore alla mammella e/o all’ovaio ereditario. Un provvedimento che ha mosso i primi passi in ATS Insubria – ASL Varese, grazie alla sinergia tra istituzioni sanitarie, medici, genetisti, associazioni di pazienti e il prezioso lavoro di CAOS, EUROPA DONNA ITALIA e FAVO Lombardia.
A dieci anni da quella storica delibera, l'attuale direttore generale di ATS Insubria, Salvatore Gioia, commenta: “Celebriamo un decennale che è una ricorrenza estremamente significativa per ogni donna che ha potuto utilizzarla e anche per tutte le nostre comunità. È un'esenzione simbolo concreto di come la sanità possa essere davvero vicina alle persone. La D99 è nata a Varese da un lavoro corale e lungimirante per cui ringrazio anche Paola Lattuada, direttore generale in quegli anni. È la prova che quando istituzioni, territorio e associazioni collaborano, si possono migliorare le regole per migliorare la vita delle persone e della comunità stessa. Questo risultato è un orgoglio per ATS Insubria e un modello per tutta Italia: il mio più grande, sincero e sentito grazie va alla presidente di CAOS e FAVO Lombardia Adele Patrini, instancabile promotrice di questo obiettivo raggiunto e di tanti traguardi per le donne operate al seno”.
“Profondo è il desiderio di ringraziare tutti gli attori di questo successo che decreta come i confronti collegiali siano la strategia vincente per dare risposte concrete ai bisogni e costruire una sostenibilità sociale che mette a sistema la forza delle idee e della comunità: un grazie particolare al dottor Gioia, sempre vicino al volontariato con costante impegno e passione” chiosa lapresidente Patrini.
Il successo di questa misura ha migliorato la qualità della vita di migliaia di donne lombarde, rafforzando il principio che la prevenzione non deve essere un privilegio, ma un diritto.