A Busto sono 46: 39 funzionari dell’Ufficio del Processo, quattro operatori data entry e tre tecnici amministrativi. Per la maggior parte sono stati assunti con risorse provenienti dal Pnrr, allo scopo di sostenere gli uffici giudiziari, a febbraio 2022. Due anni e sette mesi la durata del rapporto di lavoro prevista, con successiva proroga fino a giugno 2026. Quale sia il problema lo spiegano gli stessi lavoratori al presidio allestito da Fp Cgil (presente Davide Farano, responsabile provinciale) davanti alla Procura: «Le risorse previste dal Governo “copriranno” solo la metà dei lavoratori entrati nel Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria con i fondi del Pnrr. A livello nazionale, parliamo di 6.000 figure su circa 12.000. La Commissione istituita a febbraio 2025 per definire i criteri di selezione avrebbe dovuto concludere i lavori in 60 giorni. Ma ancora non si sa nulla». Non solo: «Alle viste c’è un Concorso per quasi 3.000 “ingressi”. Ma i posti per funzionari sono pochi, appena 370, 32 nel Distretto di Milano. Solo a Busto siamo in 39. Il grosso delle figure previste è per il ruolo di assistenti. Dunque i funzionari che dovessero iscriversi e vincere sarebbero demansionati. Che cosa devono fare, i funzionari? Restare dove sono sperando di essere tra i selezionati? O partecipare al concorso, accettando un eventuale demansionamento?».
Di seguito il Comunicato di Fp Cgil.
Fp Cgil Lombardia: «Senza lavoro stabile la giustizia rischia il collasso»
La Fp Cgil ha indetto, per l’intera giornata di martedì 16 settembre, lo sciopero nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori precari del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, assunti con i fondi del Pnrr per sostenere gli uffici giudiziari.
“Si tratta di circa 12.000 persone – spiega Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia –: operatrici e operatori degli uffici per il processo, addetti ai data entry, funzionari tecnici. A oggi solo 3.000 hanno la garanzia di una stabilizzazione, altri 3.000 attendono risorse promesse nella legge di bilancio, mentre 6.000 rischiano di trovarsi senza lavoro alla scadenza dei contratti, il 30 giugno 2026. Una prospettiva che significherebbe perdita di reddito per migliaia di famiglie e un colpo durissimo al sistema giustizia, già segnato da croniche carenze di personale, a partire dalla Lombardia”.
Per la Fp Cgil la questione è dirimente: senza lavoro stabile e dignitoso la giustizia fa fatica a funzionare.
“La stabilizzazione – sottolinea Pusceddu – non è un favore, ma una scelta di equità e una condizione strutturale per garantire ai cittadini e alle cittadine un servizio giustizia efficiente e accessibile”.
Lo sciopero è il frutto di una mobilitazione crescente: presìdi, assemblee nei luoghi di lavoro, raccolta firme, iniziative locali.
In Lombardia la giornata di sciopero sarà accompagnata da diversi presìdi, provinciali e interprovinciali, davanti ai Palazzi di Giustizia e successivamente sarà consegnata ai Prefetti una nota con le rivendicazioni sindacali da trasmettere al Governo.
“Le istituzioni locali non possono rimanere in silenzio di fronte al rischio concreto di vedere il servizio giustizia alla propria cittadinanza in sempre più gravi difficoltà”.