“La community che viaggia con noi”, così la definiscono nel loro blog, conta 60mila persone su Tik Tok, 138mila su Instagram, 50mila su Youtube. Ma i numeri, che pure sono importanti per content creator e nomadi digitali, non sono un’ossessione. Al centro dell’interesse, perlustrando il loro blog e i loro canali social, ci sono il viaggio, lo stare bene, il vivere insieme. Nulla di astratto, l’indeterminatezza che esasperava Nanni Moretti in “Ecce bombo” («…vedo gente… faccio cose… mi ospitano spesso…») è lontana anni luce dalla concretezza che caratterizza i loro contenuti. Nei quali si parla, e tanto, di come mantenersi, lavorare da remoto, attrezzarsi per affrontare al meglio spostamenti e soste. Con la loro esperienza in primo piano: Giulia Bianchi e Stefano Napoli, da Olgiate Olona al mondo, vivono viaggiando da anni. Marchio di fabbrica: Van Vangulo. L’assonanza con la colorita espressione che subito viene in mente è voluta e motivata.
Ci si arriva, al significato di Van Vangulo. Ma prima: vivete in viaggio permanente o quasi. Perché?
ENTRAMBI - Il cambiamento non è avvenuto da un secondo all’altro. All’inizio doveva essere Australia. Andarci, fermarci per quanto consentito dai permessi, trovare lavoro, trasferirci. Venivamo da un periodo di pesantezza. Burnout ma anche problemi di salute.
GIULIA - Soffrivo di una forma di emicrania particolarmente dura. Non un semplice malessere: mi condizionava la vita, mi limitava. E non se ne veniva a capo. In Australia siamo andati davvero. Per rompere con una routine sempre più insoddisfacente, ci sentivamo un po’ in trappola, provati. Sorpresa: dall’altra parte del mondo l’emicrania se n’è andata.
Già il primo “passo intercontinentale” non lo avete fatto dall’oggi al domani. Vi definite “compagni di vita, di avventure e di viaggi” ma vi siete conosciuti molto prima di tutto questo, eravate ragazzini…
Vivevamo a Olgiate Olona. Eravamo nella stessa classe, alle medie, mentre alle superiori le strade si sono separate (Giulia a Saronno, Stefano a Gallarate, Ndr). Ci siamo incrociati di nuovo, siamo diventati amici. Poi una coppia.
Di nomadi digitali e viaggiatori veri e propri. Come l’hanno presa le rispettive famiglie?
STEFANO - Per la mia l’impatto non è stato così forte… Forse per una certa abitudine allo spostamento: siamo originari della Puglia, abbiamo vissuto in Germania. In Valle Olona sono arrivato, non ci sono nato… I miei mi hanno dato supporto. Forse il viaggio lo abbiamo un po’ nel sangue, anche mio fratello, a un certo punto, è partito "zaino in spalla" per l’India.
GIULIA - Il mio caso è diverso: sono figlia unica e mia mamma mi ha cresciuta da sola. Mettiamoci pure il problema di salute… per lei è stato duro soprattutto l’esordio, sicuramente ha dovuto fare uno sforzo. Va detto, però, che rientriamo con relativa regolarità, più volte all’anno. E che fin dall’inizio, in Australia, le cose non sono andate esattamente secondo i piani, siamo tornati anche se avevamo trovato lavoro. Più d’uno, a ben vedere.
Arriva il guastafeste planetario: il Covid. Con tempi di esplosione diversi a seconda delle zone, dei paesi e dei continenti, contromisure differenti da un posto all’altro…
La pandemia ha giocato un ruolo importante nel nostro rientro. Ma nel frattempo, in pieno deserto australiano, abbiamo maturato l’idea di non volere più dipendere da un luogo in particolare. Ricominciamo a lavorare, ovviamente, per un anno e mezzo. Conviviamo. E iniziamo ad attrezzare il nostro primo Van, a “camperizzare”. Obiettivo Europa. Quando siamo pronti, partiamo.
L'avete girata tutta? O avete selezionato?
Viaggiamo abbastanza lentamente quindi abbiamo scelto. Correre ha senso per chi ha i giorni contati, per il turista che legittimamente vuole vedere molto in poco tempo. Siamo partiti dalle Canarie, isole davvero straordinarie. Poi la Spagna, in lungo e in largo. La Svizzera, l'Italia. Il Sud Est Asiatico: Thailandia, Vietnam, Malesia, Indonesia…
Vi siete anche fatti male…
In Vietnam. Una lunga preparazione per girare in moto, tante aspettative e poi… Incidente quasi all’inizio di un’esperienza che doveva essere ben diversa. Siamo anche finiti in ospedale, abbiamo scelto di curarci là. Non è che gli imprevisti manchino.
Un podio delle esperienze più belle?
Lanzarote. Le Canarie sono, come noto, un arcipelago vulcanico, pieno di un’energia che in qualche modo si percepisce. Il Borneo, con la sua natura straordinaria. La vegetazione, gli oranghi… Il clima può essere davvero difficile ma è un luogo che una volta nella vita andrebbe visto. E Bali. Le attrattive del luogo sono conosciutissime ma soprattutto le persone hanno un modo loro di incontrarti, all’insegna della dolcezza. Hanno voglia di parlare, di conoscere e di conoscerti.
In tutto questo avete svoltato dal punto di vista lavorativo, creando contenuti, costruendo quello che oggi fate. E che siete, viene da dire.
La creazione di contenuti è un’attività a cui ci siamo dedicati un po’ sempre, abbiamo solo reso la cosa più sistematica e professionale, con quello che potremmo definire un cambio di mindset. Essenzialmente cerchiamo di creare rapporti. Oltre che di mettere a disposizione la nostra esperienza e informazioni utili, generando un impatto positivo.
Guide di viaggio, oltre alla citata “camperizzazione” e all’attività di nomadi digitali… Avete ispirato qualcuno? C’è chi, seguendovi, intraprende la vostra stessa strada?
Sì, si può riscontrare seguendoci sui social ma veniamo anche contattati in privato. Persone che magari non fanno esattamente quello che facciamo noi, ognuno si mette in gioco a suo modo. Però capita di ricevere riscontri da parte di qualcuno che decide di riprendere, o prendere, in mano la propria vita e cambiare. I nostri corsi contano 200 iscritti.
La prossima volta si parte per…
Abbiamo un po’ di idee in testa, un po’ di progetti. Anche in Italia. C’è di mezzo pure la camperizzazione di un Van 2.0.
A proposito, c’è un argomento in sospeso. Van Vangulo. È il nome che avete dato al primo mezzo. È ciò che sembra? Assomiglia a un vaffa. E la grafica…
ENTRAMBI - (Risata) - Sì, è quello che sembra. Ha molto a che fare con un’esperienza intensa, in Australia.
STEFANO - Avevo trovato lavoro come giardiniere. Shane, un signore esperto, mi insegnava quello che dovevo fare. Una notte, in mezzo al deserto, la prima volta che abbiamo visto la Via Lattea, Shane ci ha chiesto di insegnargli qualche parola di italiano. In questi casi è un attimo, almeno una parolaccia salta sempre fuori. E lui si mise a ripetere sguaiatamente l’imprecazione, una scena strana, indimenticabile… Shane si era lasciato andare, aveva uno stile di vita con tanti eccessi...
ENTRAMBI - Eppure ci ha trattato con grande affetto, ci ha aiutato tanto. Non sappiamo più nulla di lui. Ma il messaggio è arrivato forte e chiaro: da un “Vangulo”, o un "Van Vangulo", può nascere qualcosa di inaspettato. Di bello.