Agosto al lavoro: Marco Palamone si trova a Dresda e risponde al telefono durante una pausa quanto mai preziosa, visto il caldo che imperversa anche a quelle latitudini e che rende gli impegni di un ballerino ancora più gravosi. Non perde d’occhio, dalla Sassonia, gli sviluppi del “suo” Galà di Danza Internazionale, in programma al Teatro Sociale Delia Cajelli il prossimo 20 settembre. Uno spettacolo che promette di portare in città artisti provenienti da istituzioni prestigiose e da mezzo mondo. I posti sono andati esauriti in una manciata di giorni (vedi QUI, anche per eventuali disponibilità last minute), grazie alla risposta pressoché istantanea di un pubblico non solo locale. «Ricevo messaggi da persone che arriveranno dal sud o che non mettono piede in Italia da un pezzo – conferma il direttore artistico - c’è chi ha prenotato un b&b apposta dalla Germania».
Ma ciò che più entusiasma l’ideatore del (primo) Galà di Danza Internazionale è la combinazione tra cast (vedi file in fondo all’articolo, Ndr) e programma della serata. Sul primo fronte: «Le conferme sono importanti, ci saranno nomi provenienti da istituzioni di prim’ordine. Anche di livello mondiale come il Royal Ballet di Londra, tanto per fare un esempio. Non proporremo, però, una semplice sequenza, una performance dopo l’altra. L’intento è coinvolgere il pubblico andando oltre la danza, stimolare una riflessione, interpellare».
Su quali temi? Palamone cita innanzitutto il bullismo, anche in versione “cyber”: «Essendone stato vittima, sento il problema. Che è diffuso, una vera e propria emergenza. Chi si esibirà sul palco del Sociale, fra l’altro, porterà se stesso al pubblico. Come ballerino, o ballerina, e come persona. Presentatrice e voce della serata sarà mia sorella Elena, dottoressa con ampia esperienza in ambito welfare. Sarà un’altalena emotiva, affronteremo questioni non rinviabili».
Si toccherà, fra l’altro, il tasto della fatica che quanti si dedicano alla danza devono affrontare: la durissima preparazione fisica e tecnica, il giudizio sociale e artistico, spesso lo sradicamento associato alla necessità di trasferirsi, con scelte incomprensibili a tanti, per inseguire la propria passione. Lo stesso Marco Palamone spiccò il volo, giovanissimo, verso l’Inghilterra. «Ero un bambino dentro a un istituto molto serio – ricorda oggi – in qualche modo protetto ma pur sempre lontano da casa e dalla famiglia. Poi sono stato un ragazzino che doveva stare dietro a tutto, dallo studio alle incombenze che di solito sono svolte da papà e mamma».
I ricordi hanno un ruolo, nello spettacolo: «Sarà l’occasione, fra l’altro, per rivolgere un pensiero a Emanuele Del Celo, ballerino con cui ho condiviso tanti impegni, scomparso troppo presto: il 20 settembre, giorno del Galà, cade l’anniversario del suo addio. Toccheremo anche il tema dei ricordi che non ci sono più a causa della malattia, con il caso di una ballerina ormai anziana capace di sfondare le mura dell’Alzheimer grazie alla musica. C’è forza, nella danza, c’è speranza».
Altra parola chiave è “valore”. Il valore della passione, dei sacrifici affrontati per coltivarla ai massimi livelli. Pure il valore economico da riconoscere a ciò che si fa, arte inclusa. «Gli artisti non vivono d’aria – ricorda Palamone – si tende e dimenticarlo. E gli spettacoli hanno un costo, anche quelli che, come in questo caso, sono ad accesso gratuito. La campagna che ho lanciato su GoFundMe per il Galà di Danza Internazionale sta dando risultati. Grazie alle offerte, anche piccole, che ognuno può dare, l’evento del 20 settembre diventa più sostenibile. Certo, manca ancora qualcosa per arrivare all’obiettivo che mi ero prefissato. Raccogliere una cifra significativa sarebbe un bel segnale. Per l’evento in sé ma, mi viene da dire, in generale per chi fa cultura».