Storie - 03 agosto 2025, 09:27

La targa del Fai alla Cascina dei Poveri di Busto: «È il luogo del cuore di 9.275 persone»

Un luogo che parla di povertà e carità, di fede e memoria. Un angolo dimenticato che oggi si prende la sua rivincita. La Cascina dei Poveri, con l’annesso oratorio di San Bernardino, ha ottenuto la targa de “I Luoghi del Cuore” con 9.275 voti. Ma dietro a quel numero c’è molto di più: c’è una comunità che resiste, c’è un’eredità che chiede di non essere sepolta sotto il cemento del nuovo ospedale unico

Chi l’avrebbe detto che un vecchio edificio silenzioso, quasi ai margini della coscienza urbana, potesse mobilitare quasi diecimila persone? Eppure è accaduto. La Cascina dei Poveri di Busto Arsizio — insieme all’antico oratorio di San Bernardino, scrigno di fede e sobria bellezza — è stata ufficialmente riconosciuta tra i “Luoghi del Cuore” nella dodicesima edizione del censimento promosso dal Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano. Ora, a suggello del risultato, è stata collocata la targa celebrativa all’ingresso del complesso. 

La scritta è chiara e potente: «Dodicesima edizione 2024. Cascina dei Poveri è il luogo del cuore di 9275 persone che lo hanno votato alla 12ª edizione del censimento dei luoghi italiani da non dimenticare, promosso dal Fai». 

Un patrimonio di sei secoli che non vuole morire 

La Cascina dei Poveri non è solo un edificio, ma un simbolo: di accoglienza, di storia condivisa, di resistenza culturale. Per secoli è stata luogo di ricovero per i più poveri, inserita in un contesto agricolo e spirituale che ruotava attorno all’oratorio seicentesco dedicato a San Bernardino. Un microcosmo che racconta l’anima più profonda di Busto Arsizio, fatta non solo di fabbriche e sviluppo, ma anche di gesti silenziosi, carità concreta, tradizioni tramandate. 

Ma questo luogo è oggi a rischio. L’amministrazione comunale lo ha indicato come area destinata a essere inglobata nel futuro ospedale unico del territorio. Il timore è che tutto venga demolito. 

L’ultima speranza: salvare almeno una parte 

L’associazione Riabitare, che da anni si batte per la tutela del sito, non si rassegna. L’auspicio è che almeno le arcate della cascina e l’oratorio possano essere conservati e integrati nel progetto architettonico del nuovo ospedale, magari trasformando la chiesetta in una cappella ospedaliera, a servizio dei pazienti e dei familiari. Un gesto simbolico, ma anche pratico: perché ogni ospedale ha bisogno di un luogo per il raccoglimento, per la spiritualità, per il silenzio. 

Il messaggio di Riabitare: «Ora tocca a voi» 

Parole profonde e sentite arrivano da Tito Olivato, presidente dell’associazione Riabitare: «Questa targa rappresenta un pezzo della nostra storia e della nostra identità. Le future generazioni ci aiuteranno a preservare e valorizzare il nostro patrimonio storico-culturale. Grazie non solo alle 9275 persone che hanno votato, ma anche a tutti quelli che hanno vissuto lì, tramandando storie, tradizioni, immagini sino ad arrivare al 2025. Sei secoli di storia per dirci e dire ai più giovani: "Coraggio, ora tocca a te. Grazie e avanti. Nunc et semper". 

Un messaggio che non è solo una dichiarazione d’intenti, ma una chiamata alla responsabilità collettiva. 

Un’aiuola adottata e uno spazio verde curato: la custodia quotidiana del luogo 

Oltre alla battaglia simbolica, Riabitare si prende cura con gesti concreti del complesso. L’associazione ha adottato l’aiuola davanti all’oratorio di San Bernardino e cura con costanza lo spazio recintato retrostante, trasformandolo in un piccolo presidio di decoro e presenza civica. Un modo per dire: noi ci siamo, questo luogo è ancora vivo. 

Un appello alla città: non dimenticate 

Ora il destino della Cascina dei Poveri è nelle mani della politica, degli urbanisti, della cittadinanza. Ma per l'associazione una cosa è certa: una città che dimentica le sue radici è una città che smarrisce se stessa. Non si tratta di musealizzare, ma di integrare la memoria nel presente, renderla parte del futuro. 
Sotto quella targa del Fai, silenziosa e discreta, batte il cuore di Busto Arsizio. 

Laura Vignati

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