PRIMA PAGINA HOME - 11 luglio 2025, 12:28

Silenzio, commozione e il rombo delle moto: Ferno riserva l'ultimo saluto a Omar Zin

"Ciao Africa": un intero paese si è stretto attorno alla famiglia del 48enne morto in Romania. L'ultimo viaggio di Omar salutato da una folla immensa

Una folla immensa, tanto da non riuscire a contenere tutti all'interno della chiesa parrocchiale, ha riservato l'ultimo, commosso saluto a Omar Zin, il 48enne tragicamente scomparso in Romania in seguito all'attacco di un'orsa. L'intera comunità di Ferno ha salutato «l'uomo con la valigia in mano», come l'ha definito un'amica, si è stretta attorno alla famiglia per una funzione sobria ma partecipatissima, presieduta da don Aldo Sutera, carica di un affetto palpabile.

Un sentimento che ha trovato la sua massima espressione al termine della cerimonia, in piazza Dante. Lì, ad attendere l'uscita del feretro, non c'erano solo gli amici e i parenti, ma anche una sessantina di moto, pronte a "rombare" per Omar. Un tributo potente e assordante per salutare un compagno di avventure, che proprio sulle due ruote stava intraprendendo il suo ultimo viaggio.

Al rombo dei motori ha fatto seguito un silenzio interminabile e toccante, rotto solo dall'emozione. Lo sguardo di tutti era rivolto a due striscioni, preparati da chi a Omar voleva un bene immenso. Il primo, "Ciao Africa", ricordava con affetto il suo nickname, nato dalla sua insaziabile passione per i viaggi e la scoperta del mondo. Il secondo, forse il più rappresentativo, riportava una sua stessa frase, il suo DNA di viaggiatore: "La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte".

Tutt'intorno, i palloncini bianconeri, i colori della sua squadra del cuore, sono stati liberati in cielo, mentre i tanti centauri presenti si univano al raccoglimento della famiglia, a partire dalla sorella Barbara. A farsi portavoce del dolore e della gratitudine è stato il cognato, che con la voce rotta dalla commozione ha detto poche sentite parole, «Grazie per essere venuti per lui», prima che il feretro lasciasse piazza Dante e intraprendesse l'ultimo viaggio.

Giovanni Ferrario

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