Una fondazione, creata da due ministeri, con un obiettivo - promuovere il futuro del Made in Italy puntando sui giovani - e un leader che è del nostro territorio: Gianni Brugnoli, già vicepresidente di Confindustria con la delega dell'education e alla guida della Tibo Tricot di Castellanza (LEGGI QUI).
La Fondazione Imprese e Competenze per il Made in Italy era stata inaugurata lo scorso aprile, ma ora si entra nel vivo. In campo erano scesi i ministri delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.
Brugnoli non nasconde l'entusiasmo, ora che si è entrati effettivamente in carica e prende forma il programma. L'impegno di due ministeri, poi, è indicato proprio come cruciale perché questa realtà è traversale, tocca tutti i settori.
La fondazione si propone di rafforzare il legame tra il mondo delle imprese e quello della formazione. Aperta al contributo di soggetti pubblici e privati, l'ente affiancherà il nuovo Liceo del Made in Italy, gestirà anche l’esposizione permanente del Made in Italy e l'assegnazione del premio annuale “Maestro del made in Italy”.
«Le competenze sono la chiave del successo del nostro Made in Italy - sottolinea Gianni Brugnoli - che significa qualità, bellezza, innovazione... Dobbiamo cercare di assottigliare quel brutto compagno di viaggio che è il mismatch, che ormai sta toccando una figura su due per ogni tipologia». Ecco perché è essenziale lavorare in questa direzione, «alimentare con linfa nuova le competenze nuove, perché il mondo del lavoro cambia. I nostri cavalli di battaglia - precisa - sono parlare a ragazze e ragazzi, famiglie, docenti per far capire questo mutamento. Il Made in Italy crea ricchezza ed è invidiato da tutto il mondo».
Ci sono già strumenti importanti come Its Academy e la nuova filiera professionale 4+2, ma poi appunto i nuovi licei del Made in Italy. Si stanno raccogliendo tutte le necessità delle imprese per concentrarsi su determinate tipologie di istruzione. C'è una consapevolezza da (ri)creare e i giovani vanno fatti innamorare delle nostre imprese.
Imprese e scuola camminino quindi insieme e facciano cogliere anche che il Made in Italy garantisce «quel surplus commerciale che ci permette di vivere ancora bene e contare su uno stato sociale che ad esempio presta cure con il servizio sanitario nazionale». Altro aspetto, l'approccio agli immigrati per far integrare le competenze. «Si deve far capire ai futuri migranti che si entra dalla porta principale partendo dalle competenze, avendo un lavoro dignitoso e conoscendo la nostra lingua... integrandosi dunque in maniera importante».
Come tracciare questo percorso? «Porteremo a fare il giro d'Italia - spiega Brugnoli - il museo permanente del Made in Italy al ministero e questo ci darà la possibilità di portare quei manufatti in tutto il nostro Paese, per rendere concretamente coscienti giovani, famiglie, docenti e imprese di quanto sappiamo fare».
Mostrare un freno o una poltrona, degustare un vino o studiare come si fa la pubblicità di un nuovo negozio - prosegue Brugnoli .- è un modo diretto e coinvolgente di cogliere tutto questo. La Fondazione sarà così ospite delle Camere di commercio e delle associazioni.
«L'importante è che se ne parli - insiste Brugnoli - che si dia rilevanza e si faccia capire che lavorare in un'azienda italiana dev'essere motivo di orgoglio, che sia branded o unbranded». Perché decisivo è il contributo di tante piccole e medie imprese, che costituiscono per il 93% l'asse della produttività italiana.
Brugnoli conclude ringraziando per questa nuova sfida: «Mi hanno onorato di presiedere la Fondazione, vista l'esperienza di vicepresidente di Confindustria e come imprenditore, come uomo del fare. Questa nomina rappresenta per me un impegno concreto: valorizzare il nostro saper fare, raccontare con forza la nostra identità e costruire ponti tra innovazione e radici».