Sociale - 26 giugno 2025, 08:15

Inclusione con Atilibà: il sogno “al contrario” che diventa realtà

Al Luma Village di Busto nasce un centro per ragazzi con disabilità ideato da un gruppo di genitori. Un progetto di inclusione tra danza, arte e sostegno reciproco, con il supporto di istituzioni e associazioni. Obiettivo: creare una rete solida e far crescere un luogo dove la disabilità non sia un limite, ma una risorsa

Al Luma Village, in via Canale a Busto Arsizio, è stato acceso un seme di speranza. Un nome strano, che incuriosisce: Atilibà. Un nome che si legge all’inverso, come tante cose nella vita di chi vive la disabilità. A raccontarlo è Chiara Cori, mamma di una bimba speciale, che spiega con emozione: «Atilibà è “abilità” al contrario, perché il nostro mondo è spesso al contrario. Crescendo, ai nostri figli manca la possibilità di divertirsi, di vivere il pomeriggio con attività pensate per loro. E così ci siamo messi insieme». 

L’inaugurazione del centro Atilibà segna l’inizio di un progetto nato dal basso, dal cuore di quattro famiglie e dalla voglia di cambiare le cose. Un luogo pensato per ragazzi e ragazze con disabilità tra i 10 e i 16 anni, dove la musica, la danza, l’arte e la terapia diventano strumenti di libertà. Ma anche un punto di riferimento per i genitori, che potranno trovare conforto e forza reciproca in momenti di autosupporto, come il “sabato del sollievo”, una giornata di libertà tanto preziosa quanto rara. 

Tutto è partito da un’esigenza concreta, portata all’attenzione dell’amministrazione grazie all’impegno del consigliere Emanuele Fiore e dell’avvocata e insegnante Giovanna Moschitta. «Mi hanno raccontato le difficoltà quotidiane delle famiglie - racconta Moschitta - e ho deciso di aiutarle, insieme a Emanuele. Abbiamo incontrato l’assessore Reguzzoni e da lì è nata l’idea di creare un’associazione. È una vittoria che non ha colore politico: è una scelta di umanità, che mette al centro i bisogni reali». 

Dall’ascolto all’azione, il passo è stato breve. L’assessore Reguzzoni ha offerto il supporto del Comune e uno spazio fisico, il Luma Village, a cui si aggiungeranno durante l’inverno altre soluzioni più adatte. «Quando un’associazione nasce dai genitori, da persone speciali, è un doppio successo - ha detto l’assessore -. Trasformano la loro esperienza in qualcosa di concreto, positivo, contagioso. Il mio plauso va a loro».

Atilibà non è sola. Al suo fianco si è subito schierato Franco Castiglioni, presidente di Aias: «Da tempo cerchiamo di fare rete con queste realtà che nascono dal coraggio dei genitori. Spesso rischiano di spegnersi per mancanza di sostegno. Vogliamo esserci, per non disperdere questo entusiasmo e dare continuità». 

Anche il presidente dell’associazione, Luca Bottigelli, papà di una bambina con disabilità, condivide la stessa energia: si lavora sodo per settembre e ottobre, quando l’obiettivo sarà quello di far conoscere Atilibà a nuove famiglie, ampliando il gruppo e dando forma a nuove attività, tra cui sport, laboratori, gruppi di mutuo aiuto per fratelli e sorelle. 

Oggi Atilibà è un seme. Ma è stato piantato con amore e già germoglia. È la prova che, anche nel mondo al contrario, si può costruire qualcosa di meravigliosamente dritto.

Laura Vignati