Cultura - 20 giugno 2025, 15:55

Cinquant’anni di storie italiane nei “Soggetti Smarriti” di Gianni Spartà

L’ultimo libro (Editore Macchione) dell'autore varesino è il ritratto di un’epoca e «un atto d’amore per il giornalismo di gambe, di testa e di cuore». Ecco allora un romanzo con mille storie in equilibrio precario su una tavola e protagonisti in carne ed ossa, dal mafioso che disonora il padre pur di consegnare alla legge cento assassini al commissario senza pistola nella Milano della mala ai ritratti dei presidenti della Repubblica, ciascuno figlio del suo tempo, il partigiano, il picconatore, il patriota, il riabilitato, fino alla doppietta di Mattarella

Soggetti Smarriti. Mille storie cadute dall’alto è l’ultimo libro (Editore Macchione) di Gianni Spartà. Coincide con un traguardo importante, 50 anni di iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti, ed è il ritratto di un’epoca di cui l’autore è stato testimone e narratore come ha dimostrato con le biografie di Giovanni Borghi, Mister Ignis (che ha ispirato un film della Rai), di Giuseppe Zamberletti, La luna sulle ali, di Salvatore Furia, Pensieri Positivi

Nella prefazione Giangiacomo Schiavi, firma del Corriere, scrive che “…Soggetti Smarriti si può considerare un atto d’amore per il giornalismo di gambe, di testa e di cuore, quello che oggi annaspa un po' smarrito nella palude dell’informazione conformizzata”. 

Suggestivo il retroscena del libro: si è spezzato uno scaffale di legno sul quale giacevano da anni faldoni impolverati e ha scaricato a terra 63 chili di fogli archiviati: le tessere di un puzzle da costruire per farne il quadro di un’epoca, grosso modo mezzo secolo. «Non è un pretesto narrativo, ma la verità - dice l’autore - Ai pugili danno dieci secondi per rialzarsi dal tappeto, io mi sono è concesso dodici mesi, da novembre a novembre, per scrivere Soggetti Smarriti»

Mille storie in equilibrio precario su una tavola si sono rivelate la sceneggiatura di un romanzo con protagonisti in carne e ossa: il mafioso che disonora il padre pur di consegnare alla legge cento assassini; la bella attrice rovinata dalle luci rosse e dalla droga; un commissario senza pistola nella Milano della mala; il tassista di Belgrado davanti a un edificio bombardato da caccia italiani; i ritratti di presidenti della Repubblica, ciascuno figlio del suo tempo, il partigiano, il picconatore, il patriota, il riabilitato, fino alla doppietta di Mattarella. 

Dal presente delle guerre e della dittatura degli algoritmi, al passato spensierato ma non privo di errori, orrori, miopie. Da Berlusconi a Pertini, da Vannacci a Catenacci, da Craxi a Pietro Anastasi e Gigi Riva, da Rosita Missoni a Mia Martini, ad Amalia Ercoli Finzi, da Roberto Gervaso e Montanelli alla scoperta dell’ultimo letto del duce e Claretta, da Biagi alla Dama Bianca. Perché seguire un ordine cronologico? La memoria rifiuta viaggi organizzati. E con i suoi lampi è la migliore regista.

Redazione

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