Busto Arsizio - 20 giugno 2025, 09:15

Il ragazzo che diventò ingegnere e contribuì a ricostruire dopo la guerra. Cesare Gallazzi, la generazione «delle strette di mano»

I ricordi del figlio Giovanni Battista (chiamato così in omaggio al nonno morto prematuramente), di Antonio Tosi Pedèla e Luigi Giavini. La gratitudine del raggruppamento Alfredo Di Dio

Il ragazzo che diventò ingegnere e contribuì a ricostruire dopo la guerra. Cesare Gallazzi, la  generazione «delle strette di mano»

Aveva perso il papà a 10 anni, Cesare Gallazzi. Da quel dolore, un ragazzino si trovò improvvisamente adulto. Ma con determinazione studiò, si laureò al Politecnico e firmò progetti importanti, quasi a riprendere in veste differente il filo del genitore che aveva una prestigiosa azienda di costruzioni.

Quando si pensa all'ingegner Gallazzi, affiorano alla mente il suo impegno di professionista, la sua presidenza alla guida dell'istituto della Provvidenza di Busto Arsizio, la passione per la città e il rispetto per la storia. Suo figlio Giovanni Battista - che deve il nome proprio al nonno scomparso prematuramente- ci racconta di quel particolare che segnò i primi anni della lunga vita di papà (scomparso a 99 anni, sabato i funerali LEGGI QUI) e la sua emozione ci contagia.  

La madre di Cesare dovette chiudere l'attività negli anni Quaranta (suo marito era morto nel 1936), il figlio diventò ingegnere (entrato in quell'allora Regio Politecnico in cui gli studenti erano circa 250) e offrì in questo ruolo la sua creatività e il suo impegno per far nascere opere residenziali e industriali, per ricostruire dopo la guerra. Anche nella sua amata Busto, perché lui la città - sottolinea ancora Giovanni Battista, accanto alle sorelle Carla ed Elena - la viveva «da buon figlio». In quell'ottica l'aveva studiata e narrata. E sempre con quella visione era diventato presidente dell'istituto La Provvidenza.

Era la generazione rigorosa, che poteva apparire ruvida di primo acchito, ma quando ottenevi la sua fiducia, era per sempre. Come racconta, con gratitudine, Antonio Tosi, ul Pedèla. La generazione, aggiunge, «delle strette di mano». 

«Mi ricordo - racconta - quando facevo da addetto stampa all'istituto e giravo le note all'ingegnere, prima di diffonderle ai giornali. Sei mesi dopo, lui mi disse che non era più necessario la sua supervisione, di mandarle e basta. Dopo di che mi indicò la sua scrivania e mi disse che potevo sedermi lì quando volevo».

La storia, le sue ferite, ma soprattutto la reazione all'oppressione e alla guerra: non potevano essere dimenticate. «Quanto ha dato a Busto in conoscenza e sapienza!» esclama Luigi Giavini.

«La nostra associazione, il Raggruppamento Divisioni Patrioti Alfredo Di Dio, esprime cordoglio alla famiglia di Cesare Gallazzi ed allo staff de La Provvidenza, per la scomparsa del suo Presidente storico - sottolinea il presidente Marco Torretta - Non dimentichiamo infatti il ruolo di primo piano che ebbe l'Istituto durante la Guerra di Liberazione Nazionale, a Busto Arsizio ed in Ossola, ricordando le gesta dei protagonisti dell'epoca: Luciano Vignati, don Giuseppe Ravazzani, mons. Federico Mercalli, Giovanni Marcora. Ricordiamo che la fondazione del Raggruppamento Di Dio (il 12 dicembre 1944), cosi come le commemorazioni del 60° e del 80° vennero ospitate dall'istituto La Provvidenza, anche per volere dell'ingegnere Cesare Gallazzi».

Ma. Lu.

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