Fotografare il fenomeno dello spaccio di droga nel Varesotto per combatterlo. Con questo scopo si è svolto nella mattinata di oggi a Villa Recalcati, sede della Provincia, il convegno dedicato al "coordinamento nella prevenzione e nella repressione del traffico di sostanze stupefacenti nella provincia di Varese".
L'“Osservatorio sulla droga nella Provincia di Varese” è stato quindi l'occasione per fare il punto sui meccanismo criminali e sulla geografia del traffico e dello smercio al dettaglio degli stupefacenti, ma anche per affinare ulteriormente il coordinamento tra Procure della Repubblica e forze nell'ordine, sempre più impegnate contro reati di questo genere.
L’incontro ha visto partecipare i vertici della magistratura e delle forze di polizia della nostra provincia: tra i relatori il procuratore capo della Repubblica di Varese, Antonio Gustapane, il procuratore capo di Busto Arsizio Carlo Nocerino, oltre al prefetto Salvatore Rosario Pasquariello. Sul palco, moderati dal giornalista Rai varesino Roberto Rotondo, anche Francesca Ruggieri e Chiara Perini, docenti di procedura penale e di diritto penale all'università dell'Insubria.
A fare gli onori di casa, in apertura, il presidente di Provincia di Varese Marco Magrini. In sala i vertici dei carabinieri, guidati dal comandante provinciale Marco Gagliardo, della polizia di Stato, con il questore Carlo Mazza, della Guardia di Finanza, con il colonnello Fabrizio Rella, e delle polizie locali del Varesotto, oltre ai rappresentanti politici e istituzionali del territorio, a partire dal sindaco Davide Galimberti.
Una piaga, quello dello spaccio, che trova linfa vitale nel "cuore di tenebra" dei boschi della nostra provincia, e che negli ultimi anni è deflagrato, creando non solo problemi di sicurezza. ma anche privando la cittadinanza dell'accessibilità allo svago nelle aree verde. «Lo spaccio nei boschi è sempre stato uno dei grandi problemi che sindaci mi hanno segnalato - ha sottolineato il prefetto Pasqueriello - e sin dal 2023 siamo riusciti ad ottenere dal governo l'invio sul territorio dei carabinieri Cacciatori, che hanno raccolto ottimi risultati. Credo comunque che sia fondamentale creare un contesto culturale che dia ai giovani gli strumenti per rimanere lontano da tentazioni di questo tipo». Proprio sull'educazione ha puntato il focus il prefetto: «Lo spaccio esiste perché esiste la domanda. E' fondamentale intervenire con il contrasto, ma anche con la prevenzione: nelle scuole, nelle università, e nelle associazioni, nelle istituzioni si deve fare educazione. Serve insomma una "comunità educante"».
«A Varese ho scoperto una modalità di spaccio diversa rispetto ad altre parti d'Italia - l'analisi del procuratore Gustapane - Qui il fenomeno si dipana nei boschi e lungo le strade adiacenti. Uno spaccio che allontana dalle aree verdi i cittadini. Inoltre è uno spaccio, quello nei boschi, supportato dalle armi: si trovano spacciatori pesantemente armati e pronti al conflitto a fuoco. Il lavoro delle forze dell'ordine è determinante. Ma non basta. Per contrastarlo servono tecniche innovative, che vadano oltre alle perlustrazioni che le nostre forze di polizia portano avanti con abnegazione. In questo senso è esemplare l'iniziativa presa dal Comune di Varese che ha creato un impianto di videosorveglianza di ultima generazione in piazza Repubblica, infestata dallo spaccio: le videocamere, che saranno supportate dall'intelligenza artificiale, servono per reprimere e prevenire il fenomeno. Un esempio virtuoso che va ripreso da altre amministrazioni».
«Tra le tecnologie - ha ribadito il procuratore Nocerino - da utilizzare contro lo spaccio sarebbe fondamentale l'utilizzo dei droni, utili per mappare i movimenti di queste organizzazioni criminali. Lo spaccio si serve di un turn over continuo: le nuove leve arrivano dal Marocco, dove opera la testa del serpente, e ogni volta che qui vengono identificate tornano al loro Paese e vengono sostituite. Ma è in Marocco dove l'organizzazione ha il cervello e noi è anche lì che ci stiamo concentrando, - ha continuato Nocerino - con una decina di indagini in corso in questo momento per la Procura di Busto Arsizio. Anche se non è facile perché dal Marocco a volte neanche ci rispondono».
«Ricordo, per dare un'idea del fenomeno, che durante un sopralluogo per omicidio in un bosco avvenuto durante una rissa armata tra bande - ha proseguito riportando un aneddoto Nocerino - ebbi modo di constatare la presenza di bivacchi abbandonati durante il blitz dei carabinieri: al nostro arrivo ci fu il fuggi fuggi generale. Quando andammo via, percorrendo la statale al confine del bosco, notai però in alcuni punti la presenza di diverse auto e persone che spuntavano dalla vegetazione: già avevano riattivato gli scambi di droga. Questa per far capire quanto l'arroganza e la padronanza del territorio di questi criminali sia inammissibile: hanno occupato militarmente un territorio di vari chilometri quadrati. L'unica prevenzione possibile, ovviamente nel rispetto della legge, è dunque di tipo militare: utilizziamo i droni».
Altro fattore su cui concentrarsi è quello del coordinamento tra le due procure del nostro territorio, entrambe interessate dal fenomeno spaccio. In questo senso dal convengo è arrivata una dichiarazione d'intenti chiara: «Cinque indagini sui fenomeni dello spaccio nei boschi sono in corso da parte della Procura di Varese, dieci da parte di quella di Busto Arsizio. Creeremo due giornate mensili di incontro tra sostituti procuratori per scambiare dati e informazioni per far fare un salto di qualità a queste indagini, cercando di arrivare ai piani alti e nelle speranza che il Marocco ci dia le rogatorie per portare anche lì le investigazioni» ha concluso Nocerino. Infine un appello ai sindaci: «Fate più ordinanze per smantellare i bivacchi - ha annunciato Nocerino - ne avete la facoltà. Riappropriamoci dei nostri boschi».