Due modi di dire del Dialetto Bustocco da strada. A proposito, una cortese Lettrice, mi ha chiesto: "per quale motivo, lo definisci così, cioè "da strada?" - rispondo subito - mi sono accorto che durante i "profondi studi" sul Dialetto Bustocco, ho trovato tante allocuzioni e tante storpiature della nostra Parlata che nulla hanno a che vedere, col nostro Dialetto - la "colpa" di chi è? di coloro che hanno imparato il Bustocco in età avanzata - di chi ha inserito nel Dialetto Bustocco, una terminologia non Bustocca, ma dovuta a "italianismi" tradotti male in Bustocco, ma soprattutto da chi ha imparato prima, la Lingua Italiana e successivamente la Lingua Bustocca - c'è di più - all'epoca, in pochi proseguivano gli studi e, nella fattispecie hanno dovuto studiare, apprendere tutto in italiano - addirittura era proibito, a Scuola, parlare (sic) Bustocco, ma si doveva esclusivamente esprimersi in Lingua Italiana - quindi, era il "ceto basso" a parlare il Dialetto - erano gli operai, la gente umile (contadini, muratori, operai di bassa specializzazione) che parlava il Dialetto Bustocco …. proprio, il Dialetto INDIGENO, quello appunto "da strada" - molti libri, anche quelli di valenti Scrittori Locali contengono "anomalie linguistiche" del Dialetto Bustocco e qui, ci sta la peculiarità che il LORO Dialetto Bustocco è un "condensato di italiano - milanese - varesino" che millanta l'originale del Dialetto Bustocco da strada - fatemi dire, quindi che io, personalmente, ho imparato il Dialetto Bustocco, da quando succhiavo il latte da mamma e che, in casa e fuori (Scuola compresa) parlavo in Dialetto - tanto che, la maestra, quando mamma veniva a chiedere "mal vò'l me fieui?" la signorina Vandoni rispondeva, "suo figlio non parla italiano, ma si esprime con un italiano-tradotto" (voleva dire che io, prima pensavo in Bustocco, traducevo - come potevo - in italiano e... mi esprimevo)
Chiudiamola qui, la faccenda: so che qualcuno "arriccerà il naso", qualcun altro ha già commissionato "specifiche traduzioni", ma personalmente difenderò il Dialetto Bustocco "da strada" pubblicando le opportune rettifiche. Me lo permette... l'indifferenza altrui!
Due parole su "a pusi" che vuol dire semplicemente "al riparo" - specie in estate, si era "a pusi" dal sole cocente, sotto tende o "belsò" (francesismo) fatto di foglie d'uva, ad esempio, tende specifiche, e ripari vari - si era "a pusi" sotto l'ombrello, quando pioveva, ma c'era sempre qualche signora che era "a pusi" sotto l'ombrellino, quando il sole batteva forte . Ricordo che madame (o mademoiselle) diceva "non mi touchè, parchè me guastè" (non toccatemi (o non sfioratemi), perché mi guasteresti).
E siamo alla "madrizia", semplicemente "la voglia" - accadeva per una donna incinta di "avere voglia" di qualcosa di specifico. Che so, fichi o arance al mese di gennaio - uva a Natale, leccornie di ogni specie, fuori stagione. Una voglia irrefrenabile da soddisfare. Non sempre era possibile "soddisfare il piacere espresso", ma per soddisfare la "madrizia" si operava di tutto.
Oggi (a volte spiace rilevarlo) la "madrizia" resta un detto ancestrale. Si ha tutto a portata di …. borsa ed è facile addirittura "dimenticare" i tempi di maturazione dei frutti esotici o di quelli mediterranei; tanto "ghe i scorbi" (le ceste) e le celle frigorifere, dove maturano anche le angurie da Pasqua a Capodanno. Sussiste tuttavia (questo lo catechizza Giusepèn) che dice a chi manifesta "comportamenti strani" o "sciocchezze nefande" …."ouì, te ghe a madrizia teme 'na dona pregna?" (ohilà hai una voglia matta come una donna incinta?) e... ci si sorride sopra.
Difendere il Dialetto Bustocco da strada, specie per Bustocchi "nativi e lavativi" è un punto d'onore e pure un punto d'orgoglio. E, i Bustesi, se ne facciano una ragione!