Storie - 16 maggio 2025, 08:25

FOTO. Il professor Bertolli premiato nel sessantesimo dei Lions: «La Capitolare è sempre stata “una colla”: non riesco a staccarmi»

Il Lions Club Gorla Valle Olona assegna il Premio della Benemerenza 2025 a Franco Bertolli, instancabile custode della Biblioteca Capitolare di Busto. Una vita dedicata alla salvaguardia dei manoscritti antichi e alla valorizzazione della memoria storica locale. In uscita a firma del professore un libro sullo stemma della città

È un uomo d’altri tempi, il professor Franco Bertolli, capace di vivere la cultura come missione, la ricerca come vocazione e la memoria storica come un’eredità da custodire con cura e rispetto. Il Lions Club Gorla Valle Olona, in occasione del suo 60° anniversario, giovedì 15 maggio gli ha conferito il Premio della Benemerenza 2025, riconoscendo il valore di una vita dedicata ai libri antichi, ai manoscritti medievali e, soprattutto, alla Biblioteca Capitolare di San Giovanni Battista di Busto Arsizio.

Prima una conferenza sui tesori della biblioteca, poi una cena conviviale al Cortiletto dove il prof è stato insignito con una targa.

Un bustocco “ad honorem”

Classe 1937, 87 anni l'ottobre prossimo, nato a Lonate Pozzolo, Bertolli è stato insignito del titolo di “bustocco ad honorem” nel 2007, su proposta della Famiglia Bustocca: «Perché al posto dei bustocchi – racconta – garantivo il futuro della Biblioteca Capitolare». E in effetti da decenni il suo nome è indissolubilmente legato a quel luogo sacro del sapere, che conosce come le sue tasche.

Le origini di un amore

Laureato in lettere classiche, ha scritto la tesi su manoscritti medievali proprio grazie alle fonti conservate nella Biblioteca Capitolare. «In quegli anni abitavo a Lonate, in brughiera, e non potevo sempre andare all’università. Scelsi un argomento che mi permettesse di lavorare vicino casa: la Capitolare di Busto era perfetta. Don Costamagna mi introdusse, e fu subito amore».

Un amore che si è trasformato in dedizione quotidiana: al mattino insegnava (italiano, latino, greco, storia e geografia), al pomeriggio si rifugiava tra le carte antiche della biblioteca. «Era una colla – dice sorridendo – non riuscivo a staccarmi».

Una carriera intrecciata alla cultura

Ha insegnato in diverse scuole del territorio, dalle medie di Lonate e Samarate fino alle superiori di Gallarate, dopo aver vinto un concorso nazionale per lettere moderne. Ma in parallelo, non ha mai lasciato la Capitolare. Dal 1986 ha assunto il ruolo di conservatore volontario della Biblioteca Capitolare, carica mantenuta fino al 2019, quando una caduta lo ha costretto a fermarsi. «Stavo preparando una mostra su Leonardo da Vinci, sono volato in via Fratelli d’Italia, frattura al femore. Poi il Covid ha bloccato tutto».

Il libro in uscita: lo stemma e il nome di Busto Arsizio

Oggi, dalla sua casa, Bertolli continua instancabile il suo lavoro di ricerca e scrittura. Proprio in questi giorni è in fase di stampa, a cura del Comune di Busto Arsizio, un nuovo libretto dedicato allo stemma cittadino e all’origine del nome “Busto Arsizio”, frutto di anni di studio e ipotesi originali.

La prima parte del volume è basata su fonti storiche e documenti d’archivio: Bertolli dimostra con rigore che lo stemma attuale (una torre avvolta dalle fiamme) è in uso da almeno 500 anni, testimoniato in sigilli, lapidi e atti ufficiali fin dal tardo Medioevo.

La seconda parte è invece una ricostruzione innovativa e affascinante, che affronta la vexata quaestio dell’etimologia di “Busto” e del significato del fuoco nello stemma. «Busto – spiega Bertolli – sarebbe stata bruciata nel VI secolo d.C. insieme alla brughiera circostante, forse per bonificare l’area attraverso il debbio, un’antica tecnica di incendio controllato. Da questo evento nacquero tre insediamenti: Busto Arsizio, Busto Garolfo e Buscate».

Una delle fonti che supporta questa teoria è una documentazione longobarda in cui compaiono i “decumani”, missionari che da Milano raggiungevano le aree di campagna. In un documento risulta anche un certo “Bustarius”, ovvero un fuochista, mediatore tra i religiosi e la comunità locale. «Probabilmente – continua Bertolli – i bustocchi appresero dai longobardi questa pratica di gestione del fuoco, ed è da lì che nasce il legame simbolico con le fiamme».

L’uomo che sceglieva sempre la via difficile

Questa attenzione per il dettaglio e per il documento raro accompagna da sempre Bertolli. «In montagna puntavo ai tremila, non alle passeggiate. Nei libri, cercavo il difficile: manoscritti medievali, piene di abbreviazioni, spesso in latino. Era il mio modo di mettermi alla prova».

Ha curato oltre venti mostre storiche, catalogato centinaia di volumi, e ha scritto una quarantina di libri dedicati alla storia di Busto Arsizio e del territorio, molti dei quali conservati nelle biblioteche locali.

Il riconoscimento del Lions

Walter Picco Bellazzi, presidente del Lions Club Gorla Valle Olona, sottolinea: «Lo premiamo perché, pur non essendo nato a Busto, ha saputo amarla, studiarla e raccontarla come pochi. Ha valorizzato la storia locale, spesso rimasta nascosta negli archivi, restituendole dignità e luce. Lo ha fatto da volontario, dedicando tempo, energia e passione».

Bertolli ha ricevuto una targa di riconoscimento, ma soprattutto l’abbraccio di una città che gli deve molto: per aver custodito la sua memoria, reso vivi i suoi documenti e trasformato la passione per la storia in un dono collettivo.
 

Laura Vignati

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