Ieri... oggi, è già domani - 08 maggio 2025, 06:00

“naigiatu... dun perdabàl” - Parole in uso nel tempo che fu

Parole esplicite, con traduzione approssimativa. Eppure, nel tempo andato, soprattutto ai ragazzi, quelli discoli con l'argento vivo addosso, li si apostrofava con parole, la cui traduzione seguiva un "gergo" rustico, fantasioso, ma azzeccato...

“naigiatu... dun perdabàl” - Parole in uso nel tempo che fu

Parole esplicite, con traduzione approssimativa. Eppure, nel tempo andato, soprattutto ai ragazzi, quelli discoli "cunt'u argentu vivu adosu" (con l'argento vivo, addosso), li si apostrofava con parole, la cui traduzione seguiva un "gergo" rustico, fantasioso, ma azzeccato.

Il "naigiatu" deriva da un'operazione semplice, che è quella di "soffiare il naso". Nulla di strano, dunque. Portare la parola al "volgare" o, tuttavia volgerla al dispregiativo, equivaleva a dire "naigiuatu", detto a colui che, il naso, lo pulisce nella maniera non consona. 

Di vero c'è che un tempo, i ragazzi di allora (mi ci metto anch'io con loro), il naso se lo pulivano in modo un tantino … primitivo: con la manica del maglione, soprattutto; oppure (come si vede spesso anche oggi e qui, non ci sono i ragazzi, ma professionisti dello Sport), pigiando il dito (della mano destra o della mano sinistra) prima su una narice, poi, sull'altra, soffiando.

Il naso si liberava dal muco e pure il respiro era maggiormente …. soffice. Lo so che chi ha lo stomaco cagionevole, ha forse pensato, ma pure detto "che schifo" - d'accordo, l'operazione non è da bon-ton, ma la si faceva, senza troppi preamboli. Allora, specie nelle partite a calcio all'Oratorio o sui "campetti" locali, era molto, ma molto in uso, tale operazione. Anche per il fatto che in pochi avevano "ul pezeau" (una piccola pezza - che in italiano hanno tradotto in fazzoletto) e, chi l'aveva, lo utilizzava raramente. "Neta ul naigiu" ci si sentiva dire. Che vuol dire "pulisciti dal muco". Ma, a ben guardare, la frenesia del gioco, superava la necessità di pulizia personale e si finiva con gradire l'effetto-manica.

Per dirla tutta, è corretto dire "soffia il naso" piuttosto di dire "neta ul nasu" (pulisci il naso), per il fatto che il naso solitamente lo si pulisce quando ci si lava; mentre durante la giornata, il naso, lo si soffia. Il "naigiatu" è un dispregiativo, bello e buono e lo si appioppa a chi commette qualcosa di orrendo, di stupido, di banale e di sconveniente.

Passiamo ora al "perdabàl" che si può tradurre in "perdi palle" - per essere espliciti, le "palle" in questione sono i testicoli (preziosi e meticolosi e …. anche fragili) e, a "perderli" è deleterio. 

"ul perdabàl" è un uomo senza spina dorsale, nel senso di uomo con poca stima, colui che millanta la verità, il senza onore, chi non mantiene la parola data e nemmeno gli impegni. Ma pure colui che è indigente senza dignità. Che elemosina per non lavorare. Che si mortifica senza dignità e conduce una vita miserrima, pur avendo le possibilità di …. far meglio.

In giro, di "perdabàl" ce ne sono parecchi. Sono come le "sanguisughe": si "attaccano" alle persone perbene e ne sfruttano le potenzialità, senza nulla riconoscere, ma con pretese assurde, come fanno i mantenuti.

Cito solo ora, Giusepèn, per un fatto semplicissimo: lui mi ha incitato a "trattare il tema" e sa che a Busto Arsizio, chi fa "ul perdabàl" è inviso a ogni buon cristiano che fatica nel lavoro, che ha una dignità da difendere, che ha un nome da rispettare, che fa del Lavoro una priorità morale, ma pure economica.

Di esempi, inutile farne: Giusepèn ha fretta di leggere quanto mi ha suggerito e, sapete che faccio? prendo la bottiglia del Nocino, vado da lui e….. sarò io a dirgli "a bèam" (beviamo) con un sorriso sul cuore! Noi, UOMINI-VERI che amiamo Busto Arsizio e tutto ciò che fa grande questa città!

Gianluigi Marcora

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