Donare significa salvare vite. È un gesto semplice, ma essenziale, che può fare la differenza tra la vita e la morte. Marilena Langè, bustocca di 76 anni, lo sa bene: da sempre è in prima linea per promuovere la cultura della donazione e del volontariato. Ex docente di lettere, ha fatto dell’impegno sociale una missione, dedicandosi con passione all’Avis, l’associazione fondata da suo padre nel 1938, oggi una delle realtà più grandi della Lombardia con 4.700 iscritti.
«Senza donatori non c’è sangue, e senza sangue non c’è vita. È un principio semplice, ma ancora troppo poco compreso», racconta Marilena, che oggi ricopre il ruolo di vicepresidente dell’Avis di Busto Arsizio. La sua battaglia quotidiana è quella di sensibilizzare soprattutto i giovani, portando nelle scuole il valore della donazione come atto di responsabilità civica. «Educare alla donazione significa educare alla cittadinanza attiva. È un messaggio che deve entrare nella mentalità delle nuove generazioni», sottolinea.
Ma il suo impegno non si limita alla teoria. Ogni mattina, all’alba, Marilena si alterna con i volontari che accolgono i donatori in ospedale, offrendo supporto, informazioni e, soprattutto, un volto amico. Perché donare non è solo un gesto medico: è un atto di solidarietà, di fiducia nel prossimo. E Marilena, con la sua energia inesauribile, ne è il simbolo.
L’insegnamento: una passione durata 36 anni
Per oltre 36 anni, Marilena ha insegnato lettere all’Istituto Tecnico Economico Tosi, con esperienze anche nelle scuole medie di Olgiate, Ferno e Sant’Anna di Busto Arsizio. La sua passione per il latino e il greco l’ha accompagnata per tutta la carriera, ma è stata la storia a permetterle di svolgere un vero e proprio lavoro di educazione civica con i suoi studenti.
«Sono stata fortunata ad avere presidi competenti, che hanno portato ventate di cambiamento e si sono dimostrati preveggenti», racconta. Ha avuto l’opportunità di coordinare il dipartimento di lettere per il triennio, lavorando con colleghi stimolanti e appassionati.
Nel suo rapporto con i ragazzi, Marilena ha sempre mantenuto una posizione severa ma giusta, instaurando un clima di rispetto reciproco. «Ho avuto ottimi rapporti con gli studenti: il latino, per esempio, è un bellissimo esercizio di logica, aiuta ad acquisire precisione», spiega.
Avis: una missione di famiglia
Il legame con l’Avis per Marilena affonda le radici nella storia familiare. Suo padre, Carlo Langè, ha fondato la sezione di Busto Arsizio nel 1938, in piena guerra. Oggi, questa realtà conta a Busto Arsizio ben 4.700 iscritti ed è una delle più grandi della Lombardia.
Marilena ha lavorato molto per portare l’educazione alla donazione del sangue nelle scuole. Il progetto “Il sangue è un bene prezioso”, sviluppato con il professor Maurizio Moscheni, ha sensibilizzato migliaia di studenti sull’importanza della donazione. «Un tempo i donatori provenivano dal mondo della fabbrica, oggi è tutto più frammentato. Per questo è fondamentale coinvolgere i giovani, far capire loro che donare significa prendersi una responsabilità sociale», sottolinea.
L’iniziativa ha riscosso un grande successo, contribuendo a un importante ricambio generazionale tra i donatori. «Se bevi, fai uso di droghe o non sei attento alla tua salute, non puoi donare. È un modo per insegnare ai ragazzi la responsabilità verso se stessi e verso gli altri», spiega. La collaborazione con il prof Moscheni si è estesa anche ad Aido e Admo, colmando una lacuna informativa su questi temi cruciali.
Accoglienza e impegno organizzativo
Oltre alla promozione della donazione, Marilena si occupa dell’accoglienza in Avis. Ogni mattina, un gruppo di volontari si alterna in ospedale dalle 7.30 per fornire supporto ai donatori. «Rispondiamo alle domande, aiutiamo nella compilazione dei questionari e forniamo informazioni sulle novità», racconta.
Partecipa anche alle assemblee provinciali e regionali per affrontare le problematiche del settore e difendere i valori fondamentali di Avis: volontarietà, anonimato e gratuità. Inoltre, collabora con il dottor Trotti nel monitoraggio delle cartelle cliniche dei donatori sospesi, fornendo indicazioni su eventuali esami o cure necessarie.
Un impegno senza sosta per la comunità
Il suo impegno sociale non si ferma all’Avis. Marilena collabora con la parrocchia di San Michele, dove ha lavorato nell’archivio parrocchiale e nel doposcuola. Inoltre, è attiva nel Teatro Manzoni, contribuendo alla vita culturale della comunità.
Guardando al futuro, non ha dubbi: «Mi va bene continuare con Avis e con la parrocchia. Sono due realtà che danno molto e nelle quali credo profondamente».
Viaggi e passioni
Nonostante il suo intenso impegno, Marilena trova tempo per le sue passioni. Ama la bicicletta, il nuoto e le escursioni in montagna. Ha viaggiato in tutto il mondo, visitando Cina, Perù, Messico, Guatemala, Brasile, Nord America, Indonesia, Cambogia e Myanmar.
«La mia formazione è stata influenzata dai miei genitori e dalle amicizie importanti che ho incontrato lungo il cammino», conclude. Un cammino segnato dalla passione per la conoscenza e dall’instancabile dedizione al prossimo.