Alto Milanese - 30 aprile 2025, 12:22

«Negato il minuto di silenzio per Sergio Ramelli: la memoria a senso unico è una vergogna istituzionale»

Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale, è stata respinta la proposta di commemorare Ramelli a 50 anni dalla sua uccisione. Trevisan parla di «vergogna istituzionale. Ricordare Ramelli non è un atto politico, ma un dovere morale verso ogni vittima dell’odio»

«Negato il minuto di silenzio per Sergio Ramelli: la memoria a senso unico è una vergogna istituzionale»

In una nota ufficiale, il consigliere comunale di San Giorgio su Legnano, Samuele Trevisan, denuncia il rifiuto della maggioranza di osservare un minuto di silenzio in memoria di Sergio Ramelli.

«Nel corso dell’ultima seduta del Consiglio Comunale, a cinquant’anni esatti dall’omicidio di Sergio Ramelli, io, Consigliere Samuele Trevisan, ho avanzato la semplice proposta di osservare un minuto di silenzio in sua memoria. Una richiesta civile, rispettosa, rivolta all’intera aula non come atto politico, ma come gesto umano e istituzionale.

Il sindaco e la maggioranza si sono rifiutati.

Sergio Ramelli, lo ricordiamo, fu un ragazzo di appena 18 anni, ucciso brutalmente sotto casa per aver espresso, in modo pacato e democratico, un’opinione non conforme. Non era un estremista. Era uno studente. Un giovane italiano assassinato dall’odio ideologico. 

Oggi, cinquant’anni dopo, viene nuovamente messo da parte, perché il suo ricordo mette a disagio, rompe una narrazione comoda, svela le ipocrisie di chi parla di libertà ma teme la memoria. 

Ricordare Ramelli non è un atto di parte, è un atto di giustizia.
È ribadire che in democrazia nessuno deve morire, né essere zittito, per le proprie idee. È affermare che non esistono vittime di serie A e vittime di serie B.

Negare oggi persino il silenzio per Ramelli, significa negare il dolore, la verità storica, il rispetto dovuto a ogni vittima della violenza politica. È un atto di vigliaccheria istituzionale che dimostra quanto ancora in questo Paese la memoria sia selettiva, condizionata da ideologia e pregiudizio.

C’è chi parla ogni giorno di libertà, di inclusione, di diritti civili. Ma quando si chiede di ricordare un ragazzo di destra assassinato per le sue idee, si gira lo sguardo altrove. Questo è inaccettabile.

La libertà di pensiero non può valere solo per qualcuno. La memoria non può essere concessa a corrente alternata. Ramelli non appartiene a una parte: è una ferita nazionale, un simbolo della libertà negata, della gioventù calpestata, dell’intolleranza che ancora oggi si ripresenta sotto forme nuove.

Abbiamo perso un’occasione per dimostrare che le istituzioni sanno andare oltre le divisioni e riconoscere la dignità di ogni vita spezzata dall’odio.

Oggi più che mai, ricordare Sergio Ramelli è un atto di giustizia, di libertà, di forza e di coraggio. Perché chi dimentica, chi volta lo sguardo, chi giustifica la violenza, non è solo complice del passato. È responsabile del futuro».

Samuele Trevisan, Consigliere comunale a San Giorgio su Legnano

c. s.

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