Salute - 29 aprile 2025, 18:43

Case di Comunità, nuove partenze da metà maggio: si comincia con viale Stelvio a Busto Arsizio

Dirittura d’arrivo imboccata per il presidio che sorge vicino all’ospedale, lavori in fase avanzata nelle Cdc di piazza Plebiscito, sempre a Busto, e a Fagnano Olona. Il punto su strutture e servizi, anche nuovi, con il direttore sociosanitario di Asst Valle Olona, John Tremamondo: «Sappiamo che i pazienti vogliono innanzitutto la certezza della presa in carico»

La Casa di viale Stelvio, nel riquadro il dottor tremamondo

La Casa di viale Stelvio, nel riquadro il dottor tremamondo

«L’intervento sulla Casa di Comunità in viale Stelvio, a Busto, è sostanzialmente completato e aprirà i battenti più o meno a metà maggio. Sono in fase avanzata anche i lavori alle strutture di piazza Plebiscito, sempre a Busto, e a Fagnano Olona, tanto che dovrebbero essere pienamente disponibili entro la fine del 2025». Comunica novità sostanziali John Tremamondo, direttore socio-sanitario di Asst Valle Olona, sul fronte delle Case di Comunità, cioè di quelle articolazioni del Servizio Sanitario che, distribuite sul territorio, devono risultare a portata di cittadino.

Sono finite in modo ricorrente nel dibattito pubblico con l’accusa di essere gusci vuoti, all’interno dei quali l’effettiva disponibilità di servizi è scarsa o caratterizzata da un’implementazione come minimo lenta. Data ai primi mesi del 2025, per esempio, una polemica scaturita da dati Agenas, distribuiti in Consiglio regionale dall’assessore al Welfare Guido Bertolaso: sul territorio lombardo, solo sette Case di Comunità, a fine 2024, rispettavano tutti i criteri previsti dal Decreto ministeriale 77 del 2022.

Precisato che una delle sette, a Saronno, è tra quelle di Asst Valle Olona, Tremamondo approfondisce: «Le attività principali sviluppate nelle Case di Comunità sono sempre più numerose e conosciute dai cittadini. Le possiamo raggruppare in quattro macroaree: accoglienza e orientamento, con valutazione iniziale delle necessità; servizi di prevenzione e promozione della salute, dalle campagne vaccinali agli screening ai programmi educativi; presa in carico e gestione integrata dei pazienti, in particolare quelli fragili e colpiti da patologie croniche, anche con piani di cura personalizzati e attraverso il ricorso alla telemedicina; integrazione col sociale, a partire dalle associazioni, e con la comunità».

Questo l’impianto generale, con offerta di prestazioni a bassa/media intensità e ad alta frequenza. «Ma – aggiunge il dss – in Asst Valle Olona stiamo dando alle Case di Comunità delle caratterizzazioni specifiche. Quella di Cassano Magnago, tanto per fare un esempio, ha un indirizzo ostetrico-ginecologico». Visitando il sito dell’azienda, non è difficile rintracciare comunicazioni come quella sul servizio di home visitng ostetrico, un progetto di supporto a domicilio per neo mamme, partito nel 2024 con la Casa di Comunità cassanese come punto di riferimento e poi esteso. Una sorta di dimostrazione plastica delle potenzialità che le Cdc hanno nello sviluppare servizi e nell'avvicinarli ai cittadini.

Ancora, consultando gli elenchi, oltre ad ambulatori, assistenza domiciliare integrata, infermiere di famiglia / di comunità e così via (vedi QUI) ), si trova il “Servizio psicologia delle cure primarie”. «Lo abbiamo attivato nel distretto di Busto Arsizio – spiega Tremamondo – ed è un po’ un primato. Le persone che manifestano una sofferenza psicologica accompagnata a patologie, stress, crisi evolutive del ciclo di vita, disabilità o fragilità, problematiche neuropsicologiche possono, tramite il Punto unico di accesso, fissare un appuntamento nella prospettiva della presa in carico. In sostanza, è una declinazione dell’accoglienza/orientamento, una delle quattro macroaree sulle quali le Case di Comunità devono agire, una risposta a un bisogno presente sul territorio, palpabile, per il quale, fra l'altro, è abbastanza tipico che ci si rivolga al privato».

E l’accusa ricorrente? Quella stando alla quale le Case di Comunità sono scatole che ancora non contengono le risposte ai bisogni della popolazione? «I servizi – sottolinea il direttore sociosanitario – in realtà ci sono e stanno aumentando, a questo punto dovrebbe essere chiaro. Ed essendoci i servizi c’è personale, qualificato, che li garantisce. I cittadini prenderanno via via confidenza con tutto questo. Il paziente non è, in linea di principio, schierato a favore del sistema sanitario così come ha funzionato fino a poco tempo fa o del rinnovamento. Il paziente, con i caregiver, vuole la certezza della presa in carico. E a questo continueremo a lavorare».

Stefano Tosi

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