Ogni cosa così presa sul serio, eppure con quel sorriso che alleggeriva tutto. Ripensando a Mirella Cerini, la rivediamo così, immersa in tutto ciò che faceva. Fino all'ultimo, fino a quel 25 aprile in cui ha tenuto il discorso con la sua fascia tricolore e poi non l'abbiamo più vista. L'ultima immagine del sindaco di Castellanza, che ancora oggi osserviamo increduli.
Quel pomeriggio, molti di noi ricordano dov'erano quando hanno saputo della morte di Mirella.
La reazione alla telefonata della collega: «Ma piantala, ma cosa stai dicendo».
E quando l'incredulità cedeva alle lacrime, la corsa in municipio e il condividere la commozione di una folla in crescendo di ogni età, idea, di Castellanza e non solo.
Così tutto il nastro si riavvolge, al primo incontro con una donna che sapeva sempre sorprendere travolgendo con il suo entusiasmo. Che parlasse di quanto «cuba questo intervento» o che applaudisse gli sposi da una vita finalmente premiati dopo le limitazioni della pandemia, o ancora che fosse il momento di lanciare il videomapping (e una volta che non è partito subito, eccola correre negli uffici a controllare e riavviare) per illuminare tutti di feste e colori. Senza scordare naturalmente allo stadio per la sua Castellanzese. Ricordiamo il bellissimo omaggio a Mirella «tifosa per sempre».
Tifosa della sua città, della sua gente e della vita, in ogni sua sfaccettatura. Non ci interessa la politica, non ora, non oggi. Oggi, come un anno fa, il modo migliore di ricordare Mirella forse è un omaggio silenzioso - tracciato dalle sue immagini e ciascuno ne serba una o più nel cuore - di quelli che sanno unire.
Perché, come diceva lei ai suoi amici delle Cuffie colorate: «Dobbiamo un po’ stringere i denti, ma ce la facciamo, ce la possiamo fare tutti insieme» (LEGGI QUI).